Terra dei fuochi: mons. Di Donna (Acerra), “il ritorno del problema di quarta linea dell’inceneritore è la dimostrazione del fallimento della gestione dei rifiuti”

(Foto: Luigi Buonicontro - giornale Tablò)

“Il ritorno del problema della quarta linea dell’inceneritore è la dimostrazione che la gestione dei rifiuti si è rivelata un fallimento”. Lo ha denunciato il vescovo di Acerra e presidente della Conferenza episcopale campana (Cec), mons. Antonio Di Donna, in un incontro di qualche giorno fa. “Ad Acerra – ha precisato il presule – l’inceneritore è solo uno dei fattori dell’inquinamento ambientale che produce malattie e morti. C’è una sommatoria di fattori inquinanti, di cui anche l’inceneritore certamente fa parte, ma non è il solo. È vero si dice da più parti che inceneritori ci stanno a Brescia, ci sono a Vienna, stanno in tante parti ma essi sono controllati. L’inceneritore di Acerra è l’unico in Campania: Acerra porta da sola il peso di tutta la regione, paga il prezzo più alto di tutta la Campania. In Emilia Romagna ce ne sono ben sei ma il nostro non è molto controllato”. Il vescovo ha usato parole forti: “Non mi stanco mai di dire che nel caso dell’inceneritore di Acerra controllore e controllato coincidono di fatto, perché è la Regione il soggetto principale che dovrebbe controllare e permettetemi, sommessamente, di esprimere, anche da quello che ho sentito e visto in questi anni, una certa sfiducia in quell’ente, l’Arpac, preposto al controllo. E soprattutto non sappiamo quanto brucia, si dice 730mila ma non c’è controllo e non sappiamo che cosa bruci l’inceneritore”. E ha rimandato al mittente l’accusa di essere affetti dalla “sindrome di Nimby” (Not In My Garden Back Yard), non nel mio giardino: “Mi sono divertito anche a coniare un altro termine: Wimby, con la W in inglese why, perché, perché nel mio giardino e sempre e solo nel mio giardino? Il principio che io chiamo di equa distribuzione dei fattori inquinanti nei vari territori della regione. Si accolgano i rifiuti ma contemporaneamente si riqualifichi in qualche modo il territorio che li accoglie. Tutto il dibattito sulla quarta linea e sull’inceneritore poteva essere a mio parere occasione per riprendere il discorso sul Polo pediatrico, già predisposto qui da mons. Antonio Riboldi e i suoi collaboratori e poi letteralmente scippato e che invece adesso sembra venga collocato a Ponticelli. Poteva essere questa un’occasione per un’equa distribuzione sui territori, invece, qui da noi, solo rifiuti e aziende che trattano rifiuti, che vengono continuamente e ottengono l’autorizzazione. Mentre aziende grandi non vengono, anzi se ne vanno le aziende che sono di eccellenza e accogliamo solo aziende che trattano rifiuti, insomma si ha l’impressione che alcuni territori come Acerra e altri rimangono pattumiere e altri vengono riqualificati. Invoco almeno il principio di un’equa distribuzione dell’uno e dell’altro. Insomma, meno rifiuti e spalmati sull’intera regione: l’emergenza rifiuti non dev’essere solo una questione di Acerra. Io credo che bisognerebbe aumentare la raccolta differenziata, ridurre la produzione e il riciclo di rifiuti ma, e lo dico con sofferenza, se proprio bisogna incenerirli, la Regione potrebbe costruire qualche altro inceneritore, magari a Salerno, e spegnere una delle tre linee di Acerra, che potrebbe essere riattivata solo in caso di manutenzione, ma dopo che si è pensato anche ad altro modo di incenerire i rifiuti”.

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