Consiglio nordico: rafforzare la collaborazione nella produzione alimentare; la strada per uscire dalle crisi passa dalla sostenibilità. Dipendere meno dalla Russia

Per cercare forme di “collaborazione tra i Paesi, per migliorare la resilienza della produzione alimentare in tempi di crisi”, si sono riuniti i ministri dell’alimentazione e agricoltura dei Paesi legati al Consiglio nordico (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia, Isole Faroer, Groenlandia e Åland). Già la pandemia di Covid-19 “ha messo a nudo la vulnerabilità dei sistemi alimentari nordici e il fatto che dipendiamo fortemente dalla manodopera straniera e da alimenti e mangimi importati”, si legge in una nota diffusa dopo la riunione. Trovare “soluzioni comuni rispettose dell’ambiente” è l’obiettivo che si sono posti i ministri, convinti che solo dalla sostenibilità passa la strada per “uscire dalle crisi”. Per esempio: “una solida produzione alimentare non può basarsi sulla dipendenza dai combustibili fossili”, gas e petrolio russi in primis; i fertilizzanti e i mangimi per il bestiame oggi importati dovranno essere sostituiti grazie “allo sviluppo di proteine e fertilizzanti alternativi”. Poco dopo l’attacco russo all’Ucraina, spiega ancora la nota, il Consiglio nordico dei ministri “ha commissionato uno studio di fattibilità su come rafforzare la bioeconomia, cioè l’industria forestale, agricola e marina” a un gruppo di lavoro guidato da Nordic Agri Research (Nkj) e Nordic Forest Research (Sns). Servirà poi “un chiaro mandato politico per facilitare un’efficace cooperazione che supporti l’approvvigionamento alimentare e la preparazione alle emergenze”, mobilitando “esperti e organizzazioni nei settori rilevanti”.

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