Comece: contributo vescovi Ue alla consultazione della Commissione europea su Economia sociale, “mercato non sia concepito solo come scambio basato su calcoli e guadagni individuali”

Il mercato sia “concepito non solo come scambio basato sul calcolo di guadagni individuali da ottenere, ma anche come luogo che fa spazio alla gratuità e a rapporti di ‘alleanza’ e non solo di ‘contratto’”. Un mercato dove la solidarietà sia promossa come “progetto di società (amicizia sociale) e non solo come aiuto alle persone più deboli”. È in estrema sintesi il contributo alla Consultazione della Commissione europea sulla definizione delle condizioni quadro dell’Economia sociale redatto dalla Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece) e pubblicato oggi. Il documento – si legge in una nota diffusa oggi dalla Comece – è stato elaborato da un Gruppo di lavoro ad hoc sull’Economia sociale, diretto da Elena Lasida sotto la presidenza di mons. Antoine Hérouard, presidente della Commissione Affari sociali della Comece. Il contributo delinea proposte concrete alla Commissione europea al fine di “sviluppare il pieno potenziale dell’economia sociale in tutti gli Stati membri dell’Ue, adattando meglio le loro politiche nazionali e quadri giuridici alle esigenze specifiche e agli attori dell’economia sociale”. Gli strumenti suggeriti dalla Comece sono i principi della Dottrina sociale cattolica. Nel documento si evidenziano il bene comune, la destinazione universale dei beni, la dignità della persona umana e la giustizia sociale, la sussidiarietà e l’opzione preferenziale per i poveri. Alla luce di questi “principi”, gli esperti della Comece esortano l’Ue ad “un cambio di paradigma verso un’economia che crei ‘ricchezza relazionale’ e amicizia sociale: attraverso la creazione di posti di lavoro con salari equi; attraverso un’equa transizione ecologica e digitale e la promozione di un’economia circolare; attraverso una migliore inclusione delle donne, delle persone con disabilità, di coloro che subiscono discriminazioni socioeconomiche, delle minoranze etniche, dei migranti e dei rifugiati, compresi quelli provenienti dall’Ucraina, e di tutte le persone in situazioni vulnerabili”. La Comece chiede pertanto di “migliorare l’accesso ai fondi dell’Ue e ai finanziamenti pubblici per colmare le lacune del mercato finanziario e sostenere gli investimenti privati ​​in tutti i segmenti dell’economia sociale” e di “promuovere un quadro fiscale per l’economia sociale che crei posti di lavoro e crescita sostenibile e combatta la concorrenza sleale e il ‘social washing’”.

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