Denatalità: card. Zuppi, “la precarietà oggi non aiuta a fare scelte responsabili”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Dire le cose che bisogna fare non è sufficiente. Se non funziona, bisogna trovare un altro linguaggio. Certamente dobbiamo mostrare di più il bello”. Lo ha detto il card. Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, a proposito della genitorialità e il calo delle nascite in Italia durante il convegno, dal titolo “Il futuro è giovane….ma i giovani hanno ancora il desiderio di generare la vita?”, che si tiene oggi a Roma nella sede dell’Università Lumsa, promosso dalla Rete per la Giornata della Vita Nascente, composta da 45 associazioni. “Ci sono alcune malattie spirituali, in particolare l’accidia, che non è un vizio, ma che ne contiene tanti ed è la più complicata da risolvere”.
Alla domanda se vi sia un problema economico alla base della decrescita demografica, il cardinale ha risposto: “Sì, la precarietà è un sistema per cui non è possibile fare delle scelte responsabili. Non significa che per diventare genitore bisogna diventare irresponsabili. Le generazioni passate vivevano con enormi insicurezze, come la guerra. Eppure avevano delle motivazioni che superano l’insicurezza. Credo che il mondo del lavoro oggi sia molto più volatile e garantisca meno”. Il presidente della Cei non elude il tema di una nuova antropologia che esalta l’individuo. “Tanto individualismo – dice – rende tutto precario. Maternità e paternità rompono l’individualismo”. Riguardo agli sforzi della Cei negli ultimi sul tema della denatalità, aggiunge: “Sarebbe interessante fare delle verifiche per vedere dove le nostre insistenze non hanno funzionato”. E infine sulle famiglie cristiane: “Almeno alcune realtà cristiane alzano la media. Chi vive una dimensione di impegno cristiano e anche la famiglia come una vocazione generalmente trasmette più vita ma eviterei che questo sia un indicatore. Delle volte – ha aggiunto – non siamo stati in grado di fare qualcosa di più bello dell’antropologia dell’uomo consumista contro cui ci confrontiamo”.

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