Papa Francesco: lettera ai patriarchi cattolici del Medio Oriente, “siate davvero il sale delle vostre terre”

foto SIR/Marco Calvarese

“La consacrazione alla Sacra Famiglia convoca anche ciascuno di voi a riscoprire come singoli e come comunità la vostra vocazione di essere cristiani in Medio Oriente, non soltanto chiedendo il giusto riconoscimento dei vostri diritti in quanto cittadini originari di quelle amate terre, ma vivendo la vostra missione di custodi e testimoni delle prime origini apostoliche”. È quanto scrive Papa Francesco in una lettera, pubblicata dal Patriarcato caldeo e pervenuta al Sir, inviata ai Patriarchi cattolici del Medio Oriente che domenica 27 giugno, in ciascuno dei rispettivi Paesi, celebreranno, alle ore 10, una Messa per la “Giornata della Pace per l’Oriente”, indetta in occasione della celebrazione del 130° anniversario della Rerum Novarum, di Papa Leone XIII. Contestualmente, in occasione dell’Anno di San Giuseppe, i patriarchi consacreranno il Medio Oriente alla Sacra Famiglia. Per questo motivo durante la Messa celebrata nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, sempre il 27 giugno, sarà benedetta un’Icona della Sacra Famiglia, appositamente dipinta e intarsiata con le reliquie della stessa Basilica dell’Annunciazione. Una volta benedetta, l’Icona sarà portata in pellegrinaggio, partendo dal Libano, verso i paesi dell’Oriente, fino al suo arrivo a Roma verso la fine dell’anno di San Giuseppe, l’8 dicembre 2021. Nella lettera Papa Francesco ricorda come “sin dall’inizio del mio Pontificato ho cercato di rendermi vicino alle vostre sofferenze, sia facendomi pellegrino dapprima in Terra Santa, poi in Egitto, negli Emirati Arabi Uniti ed infine pochi mesi fa in Iraq, sia invitando la Chiesa intera alla preghiera e alla solidarietà concreta per la Siria, il Libano, tanto provati dalla guerra e dall’instabilità sociale, politica ed economica. Ricordo bene poi l’incontro del 7 luglio 2018 a Bari, e vi ringrazio perché con il vostro radunarvi preparate i cuori alla convocazione del prossimo 1° luglio in Vaticano, insieme a tutti i Capi delle Chiese del Paese dei Cedri”. Parlando del suo recente viaggio in Iraq (5-8 marzo scorso), il Pontefice rievoca un immagine quella del “tappeto, che le mani sapienti degli uomini e delle donne del Medio Oriente sanno intessere creando geometrie precise e preziose immagini, frutto però dell’intreccio di numerosi fili che soltanto stando insieme fianco a fianco diventano un capolavoro”. “Se la violenza, l’invidia, la divisione, possono giungere a strappare anche solo uno di quei fili – sottolinea il Papa – tutto l’insieme viene ferito e deturpato. In quel momento, progetti e accordi umani possono ben poco se non confidiamo nella potenza risanatrice di Dio. Non cercate di dissetarvi alle sorgenti avvelenate dell’odio – è l’appello di Papa Francesco – ma lasciate irrigare i solchi del campo dei vostri cuori dalla rugiada dello Spirito, come hanno fatto i grandi santi delle vostre rispettive tradizioni: copta, maronita, melkita, siriaca, armena, caldea, latina. Quante civiltà e dominazioni sono sorte, fiorite e poi cadute, con le loro opere mirabili e le conquiste sul terreno: tutto è passato. Cominciando dal nostro padre Abramo la Parola di Dio invece ha continuato rimanere lampada che ha illuminato ed illumina i nostri passi”. “Vi lascio la pace, vi do la mia pace ha detto il Signore Risorto ai discepoli ancora impauriti nel Cenacolo dopo la Pasqua: anche io – scrive il Papa – ringraziandovi per la vostra testimonianza e il vostro perseverare nella fede, vi invito a vivere la profezia della fratellanza umana, che è stata al centro dei miei incontri ad Abu Dhabi e a Najaf, come pure della mia Lettera enciclica Fratelli Tutti”. “Siate davvero il sale delle vostre terre – conclude la lettera – date sapore alla vita sociale desiderosi di contribuire alla costruzione del bene comune, secondo quei principi della Dottrina Sociale della Chiesa tanto bisognosa di essere conosciuta, come era stato indicato dall’Esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in Medio Oriente e come avete voluto ricordare commemorando il 130° anniversario della Lettera enciclica Rerum Novarum”.

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