Migranti: Amnesty, “respingimenti violenti e illegali alle frontiere tra Grecia e Turchia”

“La polizia di frontiera greca trattiene in maniera violenta e illegale gruppi di rifugiati e migranti prima di rimandarli sommariamente in Turchia, contravvenendo ai propri obblighi in materia di diritti umani previsti dal diritto internazionale e comunitario”. E’ la denuncia contenuta nel rapporto Grecia: violenze, bugie e respingimenti pubblicato oggi da Amnesty international, che documenta i respingimenti illegali delle autorità greche, via terra e via mare. Il rapporto esamina soprattutto le operazioni illegali nella regione del fiume Evros, che segna il confine terrestre tra Grecia e Turchia. Dopo l’apertura unilaterale delle frontiere terrestri da parte della Turchia, a febbraio e marzo del 2020 la Grecia ha respinto con violenza rifugiati e migranti. “È chiaro che segmenti diversi delle autorità greche operano in stretta collaborazione per catturare brutalmente e imprigionare persone in cerca di salvezza in Grecia, sottoponendone molte a violenze, per poi trasferirle sulle rive del fiume Evros prima di rinviarle sommariamente in Turchia”, ha dichiarato Adriana Tidona, ricercatrice di Amnesty international sull’immigrazione in l’Europa. Gli episodi documentati hanno coinvolto “fino a 1000 persone, talvolta più di una volta e attraverso luoghi di detenzione non ufficiali”. La grande maggioranza delle persone con cui ha parlato Amnesty ha riferito di aver subito o assistito a violenze, che hanno a volte causato ferite gravi, da parte di persone descritte come funzionari greci in uniforme o uomini in abiti civili: percosse con bastoni o manganelli, calci, pugni, schiaffi e spintoni. Gli uomini sono stati spesso denudati e sottoposti a umilianti e violente perquisizioni personali. “Le violenze descritte costituiscono una violazione del divieto internazionale di trattamenti inumani o degradanti – sottolinea l’organizzazione  -. Alcuni casi, inoltre, costituiscono tortura, a causa della loro gravità e del fine umiliante o punitivo”. “Tutte le persone con cui abbiamo parlato sono state respinte da aree dove Frontex è molto presente con il suo staff. L’agenzia non può dunque sostenere di non sapere. Frontex ha il dovere di impedire le violazioni dei diritti umani”, ha concluso Adriana Tidona. Oggi anche Human rights watch pubblica una ricerca correlata che esamina l’accertamento di responsabilità di Frontex.
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