Egitto: Papa Tawadros su diga Etiopia, “l’acqua è un dono divino, Dio illumini i governanti”

L’acqua è “un dono Dio”, che la provvidenza divina elargisce per garantire ai popoli vita e prosperità. Ma gli egoismi individuali e nazionali si scontrano anche per accaparrarsi questo bene primario. E allora non resta che invocare il Signore e implorare che sia Lui a illuminare le menti e i cuori dei potenti e dei governanti, aiutandoli a trovare soluzioni “che soddisfino tutti”. Lo ha chiesto Papa Tawadros II, patriarca della Chiesa copta ortodossa, riferendosi alla controversia che contrappone in particolare Egitto e Etiopia in merito all’utilizzo delle acque del fiume Nilo. Al centro della contesa c’è la costruzione della grande diga etiope della Rinascita, conosciuta con l’acronimo inglese Gerd (Grand Ethiopian Renaissance Dam), la più grande struttura per la produzione di energia idroelettrica dell’intero Continente africano. Un progetto affidato all’impresa di costruzioni italiana Salini, cominciato nel 2011 e che il prossimo luglio dovrebbe giungere al termine, con il riempimento del bacino nella sua interezza, consentendo la produzione di 6.000 megawatt di elettricità. I progetti di Addis Abeba, riferisce l’agenzia Fides, da tempo alimentano la controversia con l’Egitto e anche con il Sudan, Paesi che temono di dover far fronte a una drastica diminuzione nell’approvvigionamento delle risorse idriche indispensabili alla vita e all’economia delle rispettive popolazioni. Papa Tawadros si è rivolto alle autorità politiche delle nazioni coinvolte nella controversia, invitando tutti a trovare soluzioni appropriate attraverso gli strumenti negoziali della diplomazia. Il patriarca copto ha lanciato il suo vibrante appello alla fine dell’omelia pronunciata in occasione della liturgia di Pasqua, solennità liturgica che la Chiesa copta ortodossa ha celebrato il 2 maggio. Il patriarca si è riferito in particolare alla “Nazione sorella dell’Etiopia”, rimarcando anche la comune appartenenza allo stesso “Continente africano” e invitando tutti a intraprendere strade di collaborazione e condivisione per raggiungere insieme gli obiettivi dello sviluppo, “per il bene di tutti. Tutti noi possiamo lavorare insieme, riconoscendoci come ‘fratelli del Nilo’, il fiume eterno, per il bene di tutti questi popoli che hanno convissuto sulla terra d’Africa per migliaia di anni”. Intorno alla diga della Rinascita si svolgono da anni complesse manovre geopolitiche. Anche nelle ultime settimane l’Etiopia sembra voler non dar seguito a tentativi di mediazione messi in atto anche da Usa e Ue. Anche Papa Francesco, nel dopo Angelus del 15 agosto 2020, aveva invitato le autorità di Egitto, Etiopia e Sudan “a continuare sulla via del dialogo affinché il Fiume Eterno continui a essere una linfa di vita che unisce e non divide, che nutre sempre amicizia, prosperità, fratellanza e mai inimicizia, incomprensione o conflitto”.

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