Terra Santa: Pizzaballa (patriarca), “Cristo non è un cadavere, la Sua parola non è lettera morta. Egli è la nostra vita, la vita della Chiesa e del mondo”    

“Questo mondo stanco, ferito, stremato dalla pandemia e da tante situazioni di paura, morte e dolore, logorato da troppe ricerche vane, che trova sempre meno ciò che cerca, ha più che mai bisogno di una Chiesa dagli occhi aperti, dallo sguardo Pasquale, che sa scorgere le tracce della Vita anche tra i segni della morte. Qui insieme a Cristo, può e deve risorgere una Chiesa chiamata per nome dal Signore, che corre ad annunciare con gioia di averlo visto nei tanti volti e nelle tante storie di bellezza, di bontà e di santità che hanno consolato e consolano il suo cammino”. Lo ha detto il Patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, che, nella basilica del Santo Sepolcro della città santa, ha celebrato la messa nella domenica di Pasqua. “Dalla Pasqua può e deve ripartire una Chiesa che, umilmente fiera della vittoria del suo Signore, osa proporre la gioia del Vangelo a tutti, per ridisegnare un mondo e una storia di nuovi rapporti di giustizia e di fraternità. Cristo – ha ribadito il patriarca – non è un cadavere, la Sua parola non è lettera morta, il suo regno non è un sogno infranto, il suo comandamento non è superato: Egli è la Vita, la nostra vita, la vita della Chiesa e del mondo. Egli è la Verità, la nostra verità, la verità della Chiesa scartata spesso dai potenti, ma pietra angolare di ogni costruzione che voglia sfidare le tempeste. Egli è la Via, la nostra via, la via della Chiesa, che passa certo dal Calvario ma giunge infallibilmente alla pienezza della gioia”. “Con tutta la Chiesa – ha proseguito Pizzaballa – vogliamo qui vivere di questa Vita, annunciare questa Verità, camminare per questa Via. Dovremmo avere il coraggio di essere discepoli dell’impossibile, capaci di vedere il mondo con uno sguardo redento dall’incontro con il Risorto, e credere con la fede solida di chi ha sperimentato l’incontro con la Vita. Nulla è impossibile per chi ha fede”. Poi un invito alla Chiesa locale: “Coraggio! Nulla è impossibile, smettiamo di ripiegarci sulle nostre ferite, di cercare il Vivente tra i morti, di guardare indietro, al nostro passato, a quello che eravamo, a quanto abbiamo perduto. Non troveremo lì il Risorto, non è quella la nostra Pasqua! Il saluto tipico di questi giorni, ‘Cristo è risorto, è veramente risorto’, non sia solo un saluto, ma il nostro annuncio di persone, di Chiesa che sa testimoniare con convinzione e certezza che ogni morte, ogni dolore, ogni fatica, ogni lacrima può essere trasformata in vita. E che c’è speranza. C’è sempre speranza”.

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