Myanmar: card. Bo, “prima il Covid e poi il colpo di Stato. Milioni di persone stanno morendo di fame”

Prima il Covid e subito dopo il colpo di Stato militare. “Milioni di persone in Myanmar stanno morendo di fame”. È il nuovo grido di allarme lanciato ieri dal card. Charles Bo, arcivescovo di Yangon e presidente della Conferenza episcopale, nell’omelia pronunciata durante la messa della Domenica della Misericordia. “Prima del Covid, il 17% della nostra gente non aveva accesso alla sicurezza alimentare. La Banca mondiale afferma che dopo un anno di Covid, questa percentuale è salita al 62%”. Prima ancora di avere la possibilità di uscire dal disastro del Coronavirus, è arrivato il colpo di Stato. “La gente muore di fame”, dice l’arcivescovo. “È un grande disastro quando la fame inizia e milioni di persone muoiono in questo Paese a causa del doppio disastro. Sono necessarie oggi e ovunque buone azioni. Il Signore della Divina Misericordia ci ricorda di avere una fede che sia accompagnata dalle azioni”. La fame e la disperazione colpiscono nei campi degli sfollati, tra le vittime della pandemia e del colpo di Stato. “La fame non è solo il problema che la nostra gente deve affrontare: le persone hanno paura, sono traumatizzate, il loro spirito è spezzato dalla violenza di strada. Hanno bisogno di parole di conforto”. L’arcivescovo rivolge un pensiero speciale alle madri dei ragazzi uccisi durante le proteste. “Per molti di voi, la tredicesima stazione della Via Crucis, di Maria che piange sul cadavere di suo figlio, è diventata reale. Viviamo in un Paese dove centinaia di madri hanno visto, con lacrime inconsolabili e cuore ferito, i loro figli torturati e uccisi”. “Queste famiglie hanno bisogno delle nostre parole”. “Hanno tutti bisogno di parole rassicuranti con le quali Gesù calmò i suoi discepoli: ‘Non abbiate paura’; ‘Sono sempre con voi’”. L’arcivescovo ha quindi invocato per il Myanmar i doni della pace e del perdono, citando espressamente il gesto clamoroso e coraggioso di suor Ann Rose Nu Thawng delle suore di San Francesco Saverio che si è inginocchiata “di fronte allo tsunami del male”. Dando testimonianza “del perdono di fronte alle tenebre, dell’amore di fronte all’odio”. “Aiutaci Signore, la nostra terra è ferita e sanguina di odio”, ha concluso il cardinale. “Dacci la grazia e il coraggio di perdonare e riconciliare i nostri peggiori nemici, di non rispondere alla disumanità con la disumanità, alla brutalità con la brutalità. La guerra civile ferirebbe tutti e ci vorranno decenni per guarire. Non intraprendiamo la strada dell’autodistruzione. Preghiamo con Francesco d’Assisi, Signore fai di noi strumenti della tua pace”.

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