Ue: paradisi fiscali, elenco ancora lungo. Nella lista anche Samoa, Fiji, Trinidad, Macedonia del Nord, Qatar, Turchia

L’Unione europea rimuove Anguilla, Dominica e Seychelles dall’elenco Ue dei paradisi fiscali. Lo comunica in una nota il Consiglio che ha adottato oggi le conclusioni sull’elenco dei paradisi fiscali in Europa. Tutti e tre i territori erano stati precedentemente inseriti nella lista perché “non soddisfacevano i criteri di trasparenza fiscale dell’Ue per essere classificate come ampiamente conformi” dal Forum globale dell’Ocse, per quanto riguarda lo scambio di informazioni richieste. Il forum ha deciso, però, di concedere a questi Paesi un ulteriore esame sulla trasparenza fiscale. Seppure le Seychelles sono note per essere un paradiso fiscale con agevolazioni per società offshore e aziende fantasma prestanome di altre imprese, gli esperti Ue hanno ritenuto possibile la rimozione dopo che sarebbe stata risolta la questione “sui regimi fiscali preferenziali dannosi”. Restano, invece, ancora sulla lista nera dell’Ue dei paradisi fiscali “giurisdizioni non cooperative”: le Samoa americane, Fiji, Guam, Palau, Panama, Samoa, Trinidad e Tobago, le Isole Vergini Americane e Vanuatu. Mentre si attende l’esito di un nuovo esame sulla trasparenza fiscale, Anguilla, Dominica e Seychelles sono state incluse in un dossier che valuta i progressi compiuti per raggiungere gli “standard di trasparenza fiscale internazionali”.
I Paesi e le realtà incluse in questo documento si sono “impegnate ad attuare i principi di buona governance fiscale”, spiega il Consiglio. Tra queste figurano anche Costa Rica, Hong Kong, Malaysia, Macedonia del Nord, Qatar e Uruguay. Australia, Eswantini e Maldive sono state, invece, promosse e quindi rimosse da questo dossier perché “hanno attuato tutte le riforme fiscali necessarie” individuate dall’Ue. Al contrario la Turchia resta ancora inserita tra i Paesi che non hanno ancora completato questo processo. Nelle sue conclusioni del febbraio 2021, il Consiglio ha chiesto alla Turchia di impegnarsi nello scambio automatico di informazioni con tutti gli Stati membri. “Anche se da quel momento sono stati fatti progressi, è necessario compiere ulteriori passi avanti”, conclude il Consiglio.

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