Giornata migrante e rifugiato: rete latinoamericana Clamor, “migrazione forzata e scollamenti provocati da cause strutturali”

Le organizzazioni ecclesiali, delle congregazioni religiose e della società civile che compongono la rete continentale latinoamericana Clamor, collegata in particolare al Consiglio episcopale latinoamericano, hanno denunciato ieri, nella Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, “la più antica della Chiesa cattolica”, la situazione che sta vivendo la regione dell’America Latina e Caraibi e in particolare le “migliaia di vittime di conflitti armati, del narcotraffico e altre forme di organizzazioni criminali, come maras e pandillas”, oltre all’utilizzo “delle forze di pubblica sicurezza per intimidire, molestare, reprimere, sparire e uccidere”.
Prosegue il messaggio: “La migrazione forzata e lo sfollamento interno sono associati a cause strutturali, un sistema socio-economico, politico e culturale che impoverisce ed esclude la stragrande maggioranza della popolazione, generando, nelle comunità, violenza, tratta di persone, prostituzione e sfruttamento sessuale a fini commerciali di bambini, bambine e adolescenti, la vendita di organi, il turismo sessuale, la perdita della cultura e dell’identità autoctona (lingua, pratiche spirituali e costumi), nonché la criminalizzazione e l’omicidio di leader e difensori del territorio”.
La rete Clamor ricorda, ancora che “dalla prospettiva dell’ecologia integrale, gli attacchi contro la natura hanno conseguenze sulla vita delle persone. L’America Latina e i Caraibi offrono esempi di sfollamenti interni forzati dovuti a calamità naturali, come uragani e terremoti, ma anche siccità e inondazioni, incidenti con rifiuti tossici nell’aria, terra e mare, come quello di Brumadinho in Brasile”. L’Amazzonia oggi è una bellezza ferita e deformata, un luogo di dolore e violenza. Tutto ciò genera lo sfollamento forzato di popolazioni autoctone, contadine e fluviali espulse dai loro territori verso le aree più povere e peggiori urbanizzate delle città. L’Amazzonia “oggi è una bellezza ferita e deformata, un luogo di dolore e violenza. Tutto ciò genera lo sfollamento forzato di popolazioni autoctone, contadine e fluviali espulse dai loro territori verso le aree più povere e peggio urbanizzate delle città”.
Ribadendo l’invito del Papa ad “accogliere, proteggere, promuovere e integrare” i migranti, il messaggio si conclude con un appello: “Chiediamo con forza che i Governi dell’America Latina e dei Caraibi garantiscano la dignità e i diritti delle persone in mobilità, evitino le deportazioni di massa e facilitino i processi di regolarizzazione, soprattutto delle persone costrette a lasciare i loro Paesi. Sottolineiamo con Papa Francesco che non è un cristiano che insiste a costruire muri invece di ponti”.

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