Ru486: Noia (Univ. Cattolica), “né sicura, né indolore, né semplice da usare”

“I sostenitori dell’aborto farmacologico tendono a silenziare ulteriormente l’evidenza scientifica della relazione mamma – figlio che si crea fin dai primi istanti”. Lo sostiene in un’intervista al Sir Giuseppe Noia, docente di Medicina dell’età prenatale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, direttore dell’Unità operativa complessa hospice perinatale del Policlinico Agostino Gemelli e presidente dell’Associazione italiana ginecologi ostetrici cattolici (Aigoc). Commentando le Linee di indirizzo sull’interruzione volontaria di gravidanza con la Ru486, emanate dal ministero della Sanità lo scorso 12 agosto, Noia mette in guardia dall’utilizzo della pillola abortiva: “Non è sicura, né indolore, né semplice da usare”.
“Ancora una volta non si vuole vedere il grande miracolo della relazione tra madre e figlio che si instaura fin dai primi istanti, dimostrato dalla scienza e testimoniato dalla sofferenza di tante donne dopo un aborto spontaneo a 7-8 settimane di gestazione”, spiega evidenziando gli scambi placentari reciproci tra la donna e l’embrione anche di poche settimane. Citando la più autorevole letteratura scientifica in materia, l’esperto ricorda quindi che il processo abortivo indotto con la Ru486 – monitorato a casa dalla donna – talvolta “può durare fino a due settimane” e in più della metà dei casi in età gestazionale elevata, la donna “subisce l’esperienza devastante di vedere l’embrione espulso con tutto il sacchetto gestazionale”. Per quanto riguarda la presunta sicurezza della pillola abortiva, “l’estensione della procedura oltre la settima settimana di gestazione espone maggiormente la donna al rischio di gravi emorragie e di trasfusione”. A dicembre 2018 sono stati accertati negli Usa 24 decessi legati all’utilizzo della Ru486; nel nostro Paese, l’Osservatorio sulla sorveglianza della mortalità materna rende noto che “in 40 anni di Ivg chirurgica si è verificato un decesso, mentre le morti correlate alla Ru486 introdotta 10 anni fa sono state due. L’aborto farmacologico – avverte Noia – ha una mortalità 10 volte superiore rispetto all’aborto chirurgico”.

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