Lesbo: Sos Villaggi dei bambini, “trattamento inaccettabile, non riproporre stesse condizioni disumane”

L'incendio disegnato da un bambino - credits: Sos Villaggi dei bambini

L’incendio del campo di Moria nell’isola di Lesbo è la conseguenza del “trattamento inaccettabile” riservato a oltre 13.000 persone costrette a vivere in un luogo che poteva ospitarne al massimo 3.000, in condizioni di sicurezza e igiene spaventose. Lo ricorda ancora oggi Sos Villaggi dei bambini. A distanza di una settimana la situazione sull’isola di Lesbo continua ad essere disperata: centinaia di famiglie dormono per strada senza accesso a cibo, acqua potabile e cure mediche. Per sentirsi più al sicuro alcuni bambini sono costretti a trascorrere la notte nei cimiteri presenti sull’isola. I profughi cercano riparo nel campo di Kara Tepe, l’altro presente sull’isola, ma anche quel luogo è sovraffollato e non sicuro. Spostare le persone da un campo all’altro non può essere l’unica soluzione: non sono luoghi dove dovrebbero stare dei bambini. “L’incendio nel campo profughi di Moria – denuncia Steffen Braasch, Ceo di Sos Children’s villages international – è l’ennesimo risultato di un trattamento inaccettabile verso bambini e famiglie che cercano disperatamente protezione e una vita migliore. È una conseguenza spaventosa del rifiuto dell’Unione europea di condividere la responsabilità per l’arrivo di migranti e rifugiati. Non possiamo ricostruire lo stesso sistema di condizioni disumane dalle ceneri di Moria. Tutti coloro che sono stati colpiti dall’incendio hanno bisogno di accesso immediato a ripari, cure mediche, cibo, cure e aiuti psico-sociali. L’Ue deve tenere fede ai suoi impegni per i diritti umani, la protezione internazionale, la solidarietà e i diritti dei bambini”.

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