Ue: sospeso mandato dell’inviato speciale per promozione libertà di religione fuori d’Europa. Krichbaum (Bundestag), “ruolo da ripristinare”

Jan Figel (foto SIR/CE)

“Ci ha rattristati” la decisione di sospendere il mandato dell’inviato speciale per la promozione della libertà di religione o di credo fuori dall’Europa, perché “sembra contraddire con l’obiettivo della Commissione di rafforzare il ruolo dell’Ue come attore globale”. Questo si legge in una lettera che Gunther Krichbaum, presidente del Comitato per gli affari europei del Bundestag tedesco, ha inviato alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen che ha scelto di non nominare un nuovo inviato, al termine del mandato ricoperto dal 2016 dallo slovacco Ján Figeľ. Krichbaum chiede a von der Leyen di “riconsiderare quella decisione” alla luce del fatto che questa figura “ha offerto l’opportunità di parlare con una voce sola dei conflitti causati – o molto spesso accompagnati – da violazioni di libertà di religione e di credo”. Anche il Parlamento europeo a inizio 2019 si era espresso in favore “dell’estensione e del rafforzamento del mandato”, ricorda Krichbaum, in ragione del “significativo contributo nel facilitare il dialogo interculturale” apportato dall’inviato speciale, che aveva per altro “ottenuto credito a livello internazionale e ha collaborato in modo efficiente” con partner quali il Relatore speciale all’Onu.
Una ragione ancora, addotta da Krichbaum, per rivedere la decisione va nel senso che questa nomina “corrisponde alla tradizione e ai valori condivisi dagli Stati membri dell’Ue”. Citando i Trattati dell’Ue, egli ricorda che “l’eredità culturale, religiosa e umanista dell’Europa è elemento centrale di ispirazione e fondazione per la creazione dell’Unione”. “Alla luce del significato di questa libertà fondamentale, strettamente connessa ad altri diritti umani”, la nomina di questa figura “pare semplicemente logica”.

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