Coronavirus Covid-19: Coldiretti, chiusura frontiere Ue a 1,4 milioni di turisti Usa avrà impatto negativo su economia Paese

L’Unione europea chiude le frontiere a 1,4 milioni di turisti statunitensi in viaggio durante l’estate in Italia dove sono gli stranieri più presenti, tra quelli provenienti da fuori dei confini comunitari. È quanto emerge da una analisi di Coldiretti su dati Bankitalia riguardo gli effetti della riapertura delle frontiere europee senza obbligo di quarantena dal 1° luglio ad un gruppo limitato di Paesi quali Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia e Uruguay mentre per la Cina la reciprocità è una condizione necessaria per entrare nella lista di viaggi sicuri che verrà rivista ogni 14 giorni.
Ad essere esclusi anche i 400mila turisti estivi provenienti dalla Russia mentre positiva è la riapertura dei confini europei ai quindici paesi tra i quali in particolare i quasi mezzo milione di viaggiatori dal Canada e ai 120mila cittadini giapponesi che hanno visitato l’Italia durante l’estate lo scorso anno.
La perdita dei turisti statunitensi – continua la Coldiretti – è particolarmente pesante perché hanno un budget elevato con una spesa estiva complessiva di 1,8 miliardi in Italia, pari a quasi 1/3 (29%) del totale della spesa totale dei cittadini extracomunitari nella Penisola durante i mesi di luglio, agosto e settembre. Non mancano, inoltre, preoccupazioni sugli effetti che la decisione Ue potrebbe avere sulla guerra commerciale in atto con gli Usa con il presidente Trump che – ricorda Coldiretti – ha appena pubblicato la lista definitiva dei prodotti e dei Paesi europei sotto esame per nuovi dazi che per l’Italia interessa i 2/3 del valore dell’export agroalimentare e si estende tra l’altro vino, olio e pasta Made in Italy oltre ai formaggi e salumi che sono stati già colpiti. A rischio il sistema turistico Made in Italy che si compone di 612mila imprese con oltre 700mila unità locali e rappresenta – conclude la Coldiretti – il 10,1% del sistema produttivo nazionale.

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