Coronavirus Covid-19: vescovi Stati Uniti, “troppe persone e comunità sproporzionatamente vulnerabili al contagio e alla crisi economica”

(da New York) I vescovi degli Stati Uniti chiedono al Congresso di esaminare le disparità razziali evidenziate dalla pandemia. “Troppe persone e comunità, lasciate nel migliore dei casi sole, stanno diventando sproporzionatamente vulnerabili al Covid-19 e alla crisi economica”, scrivono i vescovi presidenti dei comitati contro il razzismo, per gli affari con le comunità afroamericane, per la giustizia e lo sviluppo e per la diversità culturale. “Alziamo la voce per sollecitare i leader a livello statale e nazionale ad esaminare le condizioni strutturali generazionali e sistemiche che rendono il nuovo coronavirus particolarmente letale per le comunità afroamericane”, dicono i vescovi insistendo su “un’infezione sproporzionata nelle dimensioni e dall’impatto devastante sulle comunità di colore”. Secondo i dati dei Centri per il controllo delle malattie infettive, un terzo di tutti i pazienti ricoverati per Covid sono afroamericani, mentre la Johns Hopkins University ha registrato che il numero di decessi di afroamericani in 26 Stati americani si attesta sul 34%, anche se gli afroamericani rappresentano circa il 13% della popolazione nazionale. Intanto, più di 100 organizzazioni cattoliche, principalmente ordini religiosi, hanno inviato una lettera al Congresso americano sollecitando un’attenzione particolare per le comunità a basso reddito e quelle di colore, terribilmente colpite dalla pandemia. Tra i firmatari dell’elenco ci sono le Sisters of Mercy of the Americas, che hanno organizzato l’iniziativa, la Rete di solidarietà ignaziana, la Rete di azione francescana, i padri e i fratelli maristi, i missionari saveriani Usa, la Catholic Health Association e molti altri. La lettera chiede, inoltre, che i pacchetti di aiuto previsti dal governo siano indirizzati ai più vulnerabili e alle comunità più emarginate come quelle dei nativi americani, degli afro-americani e dei latinos. Il timore per i firmatari è che il ritorno alla normalità significhi tornare a modelli non sostenibili per le persone e l’ambiente e che i salvataggi di grandi imprese e di ricchi preceda scelte giuste verso chi è in povertà, non ha assistenza sanitaria e che non potendo accedere persino all’acqua sia tra i più esposti a rischi di malattie.

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