Migranti: Asgi, “sui respingimenti nei porti adriatici l’Italia non si è ancora adeguata a sentenza Cedu”

Il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, responsabile della supervisione dell’attuazione delle decisioni della Corte europea per i Diritti umani (Cedu), ha deciso di non chiudere la procedura di supervisione nei confronti dell’Italia, condannata nel 2014 con la sentenza della Corte Edu Sharifi e a. c. Italia e Grecia per la riammissione illegittima di cittadini stranieri verso la Grecia. È questo il risultato del lavoro di Asgi (Associazione studi giuridici immigrazione), Ambasciata dei diritti di Ancona, associazione Gruppo lavoro rifugiati, Sos Diritti Venezia e No name Kitchen che hanno inviato una comunicazione per porre all’attenzione del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa i profili di sostanziale continuità delle procedure in atto presso i porti adriatici rispetto alle prassi lesive dei diritti sanzionate dalla Corte il 21 ottobre 2014. A seguito di tale segnalazione, il Comitato ha quindi deciso di “proseguire la procedura di supervisione dell’attuazione della sentenza, nonostante le rassicurazioni di aver ottemperato da parte del governo italiano”. A partire dalle attività di monitoraggio svolte, il documento mette in evidenza come proseguono le riammissioni e i respingimenti informali dall’Italia alla Grecia di persone rintracciate sulle navi o nell’immediatezza dello sbarco. Inoltre, si riferiscono le criticità che caratterizzano i servizi di accoglienza ai valichi di frontiera previsti dalla normativa interna al fine di informare e assistere i cittadini stranieri che fanno ingresso in Italia per motivi diversi dal turismo. Il Comitato ha quindi deciso di proseguire nella procedura di supervisione e invita le autorità a riferire informazioni aggiornate e complete sui servizi di accoglienza nei porti adriatici entro il 15 giugno 2020. “Si tratta di un risultato significativo – commentano le associazioni per i diritti dei migranti –, che conferma l’importanza del monitoraggio svolto e del lavoro di rete delle varie realtà al fine di amplificare l’impatto sulle prassi di gestione degli arrivi e sui meccanismi di identificazione e incanalamento verso le procedure di asilo o di rimpatrio”.

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