Migranti: Caritas italiana, “situazione alle frontiere Ue inaccettabile. No all’indifferenza”

“Quanto sta accadendo alle frontiere esterne dell’Unione europea è inaccettabile e non deve restare nell’indifferenza”. Caritas italiana commenta oggi  le “deboli reazioni dell’Ue e degli Stati europei” sia “nella gestione del braccio di ferro tra Turchia e Grecia che nel supporto ai Paesi lungo la rotta balcanica”. “Nessuno vuole farsi carico di questa ennesima tragedia umanitaria – afferma -, che non arriva all’improvviso ma è frutto di una guerra che si trascina da 9 anni e ha provocato in Siria centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi. A questa tragedia fa da sfondo l’accordo Ue-Turchia del 2016, con il quale la Turchia, grazie ai finanziamenti promessi, avrebbe dovuto alleviare la pressione sulle frontiere della Fortezza Europa ma che nei fatti non ha arrestato il flusso, ma lo ha consegnato nelle mani e nella gestione dei trafficanti”. Migliaia di persone stanno cercando disperatamente di attraversare il confine turco ma al di là trovano i militari greci a sbarrare la loro strada. Inoltre le ultime violenze nella Provincia di Idlib (Siria) stanno ulteriormente aggravando la crisi umanitaria, con 900.000 nuovi sfollati che da dicembre 2019 hanno lasciato le proprie case. Secondo Caritas italiana “le immagini che giungono in queste ore ci mostrano ancora una volta il volto peggiore dell’Europa: donne e bambini caricati dalla polizia e la guardia costiera greca che spara su imbarcazioni cariche di profughi, partite da Bodrum e dirette a Kos, prendendo poi a bastonate gli occupanti. Ieri mattina, durante lo sbarco a Lesbo, è morto un bimbo siriano di pochi anni. Tutto questo sta avvenendo alle porte di casa nostra”. Caritas italiana è preoccupata anche per le condizioni di migliaia di profughi che stazionano da mesi nei campi profughi disseminati lungo la rotta balcanica. “Siamo purtroppo testimoni di violenze da parte della polizia della Croazia, altro Paese dell’Ue, a danno dei profughi che tentano di attraversare il confine bosniaco – denuncia Caritas italiana – e che spesso vengono picchiati e rimandati indietro in spregio alle convenzioni internazionali”. Preoccupazione viene espressa anche per la situazione in Albania, “dove si registra un numero sempre maggiore di arrivi e le strutture sono al collasso e in Bosnia Erzegovina dove le condizioni dei campi sono spesso disumane”. Caritas italiana lavora a fianco delle Caritas locali in Siria, Libano, Giordania, Turchia, Grecia e nei Paesi interessati dalla rotta balcanica.

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