I governi europei hanno adottato una serie di restrizioni e di misure sanzionatorie e punitive contro persone o gruppi che difendono i diritti di migranti e rifugiati, ricorrendo a norme sull’immigrazione e antiterrorismo che violano i diritti umani. Tra il 2015 e il 2018 sono state indagate 158 persone per favoreggiamento di ingresso irregolare in uno Stato dell’Unione europea (Ue) e 16 Ong hanno subito un procedimento penale, soprattutto in Italia. Amnesty international, in occasione della presentazione del rapporto “Punire la compassione: solidarietà sotto processo nella Fortezza Europa”, chiede ai leader europei di “fermare la criminalizzazione verso coloro che difendono i diritti umani all’interno dell’Ue”. In tutta Europa molte persone vengono incriminate per semplici atti di solidarietà come la distribuzione di abiti e pasti caldi, l’offerta di alloggi e il salvataggio di vite in mare. Le autorità competenti usano spesso leggi sugli ingressi illegali e misure antiterrorismo per colpire coloro che aiutano rifugiati, richiedenti asilo e migranti. Amnesty ritiene che la vaghezza delle disposizioni contenute all’interno del cosiddetto “Pacchetto favoreggiatori”, varato dall’Ue per combattere il traffico di esseri umani nel 2002, abbia portato “in realtà all’avvio di procedimenti penali e all’applicazione di sanzioni a discapito di chi si batte per i diritti umani e mostra solidarietà verso le persone in movimento”, denuncia Amnesty. L’auspicio è che “l’Europa introduca delle linee guida mirate a promuovere la consapevolezza della protezione che gli Stati sono tenuti a garantire nei confronti di rifugiati e migranti”. Allo stesso tempo “è necessario che le attività di salvataggio siano svolte in sicurezza e che la condotta degli operatori umanitari sia valutata con coerenza”. Il rapporto esamina diversi casi tra il 2017 e il 2019 in Croazia, Francia, Grecia, Italia, Malta, Regno Unito, Spagna e Svizzera. “L’incapacità degli Stati europei di soddisfare i bisogni fondamentali dei rifugiati e dei migranti significa che spesso è lasciato alla gente comune fornire servizi e supporto essenziali. Punendo le persone che si mobilitano per colmare queste lacune, i governi europei stanno esponendo le persone in movimento a rischi ancora maggiori”, ha affermato Elisa De Pieri, ricercatrice di Amnesty international per l’Europa.