Coronavirus Covid-19: Milano, appello di quattro realtà sociali, “in questo momento complesso non dimentichiamo le persone fragili”

“Il momento che stiamo vivendo è senz’altro molto serio. Ma anche in questa fase così delicata per la nostra comunità, non dobbiamo dimenticare le tante persone fragili che abitano la città: anziani, persone con disabilità, uomini e donne senza dimora, famiglie in difficoltà. Sono persone che già vivono situazioni di sofferenza e solitudine e che rischiano in questo momento di sentirsi ancor più abbandonate e isolate”. Lo si legge in un messaggio congiunto, condiviso da quattro realtà sociali milanesi – Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, Opera San Francesco per i poveri, Centro S. Antonio (via Farini), Suore della mensa (via Ponzio), per chiedere che, “anche in un momento così complesso e delicato per tutta la città, si pensi a chi già vive situazioni di sofferenza e rischia di sentirsi ancora più abbandonato”. “Per quanto ci riguarda, non smetteremo di mettere gli ultimi al centro della nostra azione, anche in questa fase così complessa. Per questo motivo, le nostre organizzazioni sono rimaste aperte e si stanno inventando di tutto, per continuare a offrire servizi adeguati a chi bussa alla nostra porta, pur nel rispetto di regole e normative”. Ancora: “È per noi uno sforzo importante che, non lo nascondiamo, mette alla prova le nostre realtà. Ma è uno sforzo che siamo decisi a fare, perché nasce dalle motivazioni che quotidianamente ci spingono ad agire e che sono in questi giorni ancora più forti: partire dagli ultimi, prestare attenzione ai poveri, mettere ‘prima le persone’. Che non vuol dire praticare assistenzialismo, ma significa promuovere relazioni, diritti, uguaglianza e cittadinanza”.
Le quattro realtà ambrosiane aggiungono: “Sollecitiamo quindi le istituzioni ad avvertire, anche in questa fase, che solo una società solidale e attenta ai deboli è una società veramente matura. Gli ultimi, infatti, non sono un problema da affrontare in più, ma sono una risorsa. Sono portatori di una domanda di inclusione che non resta in attesa di una risposta calata dall’alto, ma si fa capacità di reagire. Spesso sono loro che ci insegnano come superare certi limiti e oggi ci danno la forza di affrontare insieme questo tempo di attesa, quasi di sospensione, carico di dubbi e paure”.

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