Omelia

Diocesi: card. Montenegro (Agrigento), “la cattedrale laboratorio di fraternità”

“Questo edificio, oltre a ricordarci che siamo tempio e dimora di Dio, ci aiuta a viverlo. Infatti qui, grazie all’Eucaristia, facendo comunione con Dio, la nostra vita diventa un sacrificio spirituale vivente, e qui ci incontriamo e impariamo a vivere da figli e da fratelli”. Lo ha detto l’arcivescovo di Agrigento, il card. Francesco Montenegro, nell’omelia della messa celebrata ieri sera, in occasione della festa della Dedicazione della cattedrale San Gerlando, che si è tornati a festeggiare dopo 8 anni, a causa dell’interdizione al culto dell’edificio. “La cattedrale è così il luogo speciale che comunica a tutti un messaggio di speranza. E può farlo – ha aggiunto il porporato – perché è lo spazio della fede accolta e celebrata, il segno dell’unità e della comunione che lega ad essa le parrocchie e le realtà ecclesiali, e dà la spinta alla missione perché a tutti arrivi l’annuncio del vangelo della salvezza”. Nelle parole del cardinale una consapevolezza precisa: “Qui il Signore ci raduna perché, facendoci famiglia, scopriamo di aver bisogno gli uni degli altri, superando l’egoismo, l’indifferenza, i giudizi malevoli, l’indifferenza”. È così che la cattedrale “è la casa di Dio, ma è anche la nostra casa”. “Qui impariamo ad amarci di quell’amore col quale il Signore ci ama. Qui la Parola di Dio ci insegna a costruire la nostra città sul modello della Gerusalemme del cielo, che ha le porte aperte e dove tutti possono entrare: il povero e il ricco, il debole e il forte, il bambino e l’anziano”. Infine, l’invito a “pensare questo tempio come casa della comunione, della santità, e della preghiera. Essa è segno della trascendenza ma anche della prossimità di Dio e per noi è laboratorio di fraternità”.