Sentenza Consulta su suicidio assistito: Gambino (Scienza & Vita), “la Corte sradica la solidarietà dalla Costituzione italiana”

“Con la decisione di non punire alcune situazioni di assistenza al suicidio, la Corte costituzionale italiana cede ad una visione utilitaristica della vita umana ribaltando la lettura dell’articolo della nostra Carta che mette al centro la persona umana e non la sua mera volontà, richiedendo a tutti i consociati doveri inderogabili di solidarietà: da oggi non sarà più un dovere sociale impedire sempre e ovunque l’uccisione di un essere umano”. Lo dichiara in una nota Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita. “Partendo da un caso di grave disabilità – il dj Fabiano Antoniani – e non da una situazione di malattia terminale, dove invece già era intervenuta la legge sul fine-vita del 2017, la Corte – prosegue Gambino – ha ceduto a una lettura ideologica dei radicali italiani che hanno dato origine al caso, sradicando la solidarietà che da sempre mira a impedire gesti estremi a chi versa in siuazioni di fragilità, per aprire ad ipotesi di loro uccisione”. “Dispiace – continua il presidente di Scienza & Vita – che la riconosciuta saggezza del nostro supremo organo di garanzia sulle leggi non abbia colto l’impatto culturale che l’apertura al suicidio assistito potrà comportare sulle prassi sanitario-assistenziali anche, purtroppo, per motivi di costi e risparmi di spesa”. “Ora compito di quanti hanno a cuore la cura delle persone che versano in condizioni vulnerabili – aggiunge Gambino – dovrà inirizzarsi verso la riduzione al massimo dell’impatto sociale di questa cruciale sentenza della Consulta”. “C’è però anche un altro aspetto da considerare – ribadisce Gambino – la Corte infatti lascia aperto uno spiraglio che permette al Parlamento di intervenire. È un invito forte al mondo della politica a riportare in aula la discussione di un tema così importante e delicato e a valutare bene la situazione. Per questo richiama il parlamento a valutare bene le ricadute della legge le cui ricadute potrebbero di fatto penalizzare e non poco i più fragili. Solo dopo che avremo letto la sentenza – conclude Gambino -, potremo effettivamente capire se vi siano altri requisiti oltre quelli già presenti nell’ordinanza”.