“È una sentenza importante perché certifica che a Ostia esiste la mafia e al clan è la prima volta che viene contestato un 416 bis. Soprattutto, a differenza del clan Fasciani, considerato più potente e arrestato nel 2013 per mafia, gli Spada hanno avuto contestati due omicidi di mafia, esattamente come avviene nelle terre del Sud dove ci si ammazza per prendere il posto di quel clan: Giovanni Galleoni e Francesco Antonini, ex banda della Magliana, sono stati uccisi nel 2011 in una faida tra famiglie mafiose”. È soddisfatta Federica Angeli, la giornalista de La Repubblica sotto scorta dal 2013 per le sue inchieste sulla mafia a Ostia, della sentenza di ieri della Corte d’Assise di Roma che ha sancito che il clan Spada costituisce “un’associazione per delinquere di stampo mafioso”.
“Conoscevo dall’inizio la caratura di questi personaggi e di cosa erano capaci anche da cittadina di Ostia, non solo da cronista, avendoli osservati e raccontati: lo sentivo sulla mia pelle e lo vedevo negli occhi dei miei concittadini – racconta la giornalista in un’intervista al Sir -. Vivere con questa angoscia che hai di fronte persone spietate e che possono toccare i tuoi affetti per farti smettere di parlare e spingerti al silenzio non è stato per niente facile”. Perciò, confida, “la sentenza della Corte d’assise è stato come uscire da una lunga apnea, riprendere fiato. Infatti, oggi mi sento un po’ stordita, come quando esci da sotto l’acqua e ricominci a respirare, i polmoni ricominciano a incamerare aria”.
Oggi, aggiunge, “c’è un bel clima, ma non è stato così in questi anni: la gente, per paura, per mancanza di fiducia sul come potesse andare a finire, ha preferito il silenzio alla presa di posizione a mio vantaggio”, mentre “ieri in Aula ad ascoltare la sentenza non c’erano le vittime, ma cittadini curiosi e con la voglia di essere protagonisti. Questo per me è un segnale importante. Forse, vincere è proprio questo: vedere le persone scavalcare le proprie paure, più ancora di una sentenza di condanna”.