
Dalla diffidenza all’integrazione positiva. Un’indagine promossa nel mesi scorsi dalla Pastorale delle migrazioni diocesi di Trento traccia un quadro positivo di quella che è l’esperienza di accoglienza dei migranti richiedenti protezione internazionale in Trentino. La ricerca – presentata questa mattina dall’arcivescovo Lauro Tisi, da don Cristiano Bettega, delegato Area testimonianza e impegno sociale della diocesi, e da Roberto Calzà, referente della Pastorale delle migrazioni e curatore della ricerca – ha interessato i Comuni e le parrocchie di provincia e diocesi che hanno o hanno avuto sul loro territorio un’esperienza di accoglienza. Alle 14 domande del questionario, sottoposto nei mesi scorsi a 55 Comuni e 38 parrocchie, per lo più reduci da almeno due anni di percorsi di accoglienza alle spalle, hanno risposto l’80% dei primi (44 su 55) e il 76% delle parrocchie (29 su 38). L’indagine evidenzia chiaramente un “prima” e un “poi” rispetto all’interrogativo su com’era e come è cambiata l’opinione pubblica nelle rispettive comunità dopo l’esperienza di ospitalità. Se 40 Comuni su 44 (il 90%) rilevavano infatti un’opinione pubblica neutrale o negativa verso i richiedenti asilo prima del loro arrivo, ben 25 (63% dei 40) passano a una valutazione “più positiva” se non “significativamente più positiva”. Discorso analogo per le parrocchie che dalle perplessità iniziali virano verso un deciso atteggiamento positivo nel 56% dei casi. L’impressione è che abbiano inciso non poco, sul cambiamento di opinione, la conoscenza diretta, la dislocazione diffusa in piccoli gruppi e le esperienze concrete come tirocini, volontariato e altro. Tra i 54 soggetti che, complessivamente, hanno visto richiedenti asilo occupati in attività di questo tipo, sono infatti ben 43 (il 78%) che ne danno un giudizio positivo o molto positivo (nessuna risposta negativa). Sul fronte dei pregiudizi, il 59% degli intervistati sostiene che, nonostante l’esperienza maturata, nell’immaginario collettivo pregiudizi e paure resterebbero immutati. Da notare che, contemporaneamente, il 62% degli intervistati ha dichiarato che la presenta di richiedenti asilo abbia influenzato positivamente la sensibilità alla solidarietà e la vita sociale della popolazione. “L’indagine fa riflettere, anche perché – ha commentato l’arcivescovo Tisi – la rappresentazione della realtà a proposito di accoglienza dei migranti è spesso fuorviante. Certo, se persiste la paura dei migranti è perché essa è l’iceberg di una paura collettiva, della paura diffusa di se stessi, figlia del pensarsi senza gli altri. Figlia di un sistema di vita dove la declinazione autoreferenziale è diventata un mantra”.