Colombia: mons. Urbina (presidente Cec), “costruire l’edificio della pace dalle sue fondamenta”

“A duecento anni dall’indipendenza ci aspetta di trasformare questa terra”. Lo ha detto ieri, nel te Deum celebrato a Bogotá, nella chiesa di Sant’Ignazio, per i 200 anni dell’indipendenza, mons. Óscar Urbina Ortega, arcivescovo di Villavicencio e presidente della Conferenza episcopale colombiana (Cec). La celebrazione è stata vissuta come un omaggio al liberatore Simón Bolívar e ai suoi compagni, Francisco de Paula Santander, José Antonio Anzoátegui, Carlos José Soublette, agli ufficiali e ai soldati della campagna di liberazione.
Mons. Urbina ha esortato il popolo colombiano a “trasformare le divisioni, gli antagonismi, le lotte e le vendette in un campo di lavoro fertile, armonico e organico, di cooperazione e progresso attivo del bene comune”.
Riferendosi alla sfida che deve affrontare questa nazione, ha affermato che mentre “siamo molto lontani dal vivere nella società giusta e fraterna a cui aspiriamo tutti e che è anche il progetto di Dio per la Colombia”, il superamento di questa realtà è in Dio, solo Lui può farlo, “ma Dio ha bisogno di noi. Nel campo in cui ognuno di noi si muove, nel campo ecclesiale, politico, educativo, familiare, professionale, Dio ci richiede di sperimentare gli strumenti del suo progetto d’amore”.
È indispensabile, ha aggiunto il presidente della Cec, “aiutati dalla mano di Dio, educare le nuove generazioni nella solida convinzione che ogni colombiano è nostro fratello, per costruire l’edificio della pace, dalle sue fondamenta”. È necessario fare rotta “verso nuovi momenti della nazione, supportati dai valori fondamentali della vita, autentica libertà, famiglia, giustizia, verità, fratellanza, riconciliazione e pace”.
“Se riusciremo a seminare il sentimento di fraternità nell’opinione pubblica, prepareremo il Paese a tempi migliori”, ha concluso mons. Urbina, che parlava di fronte a numerose autorità, tra cui la vicepresidente della Repubblica, Martha Lucía Ramírez.

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