Nei rapporti ecumenici con la Chiesa cattolica, l’incontro del 2016 a Cuba tra papa Francesco e il patriarca Kirill ha segnato una svolta storica, aprendo una stagione nuova di dialogo. Particolarmente significativa in questo senso la partecipazione popolare (oltre 2milioni di fedeli), nel 2017 al “pellegrinaggio” della reliquia di San Nicola traslata da Bari a Mosca e San Pietroburgo. Lo sottolinea il metropolita Hilarion Alfeev, vescovo di Volokolamsk e presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, in una intervista al quotidiano Avvenire, raccolta a Mosca da Riccardo Maccioni. “Si può dire che niente abbiano fatto secoli di diplomazia ecclesiastica rispetto ai due mesi di pellegrinaggio di san Nicola Taumaturgo in Russia dove tutti sapevano che ciò era stato possibile grazie al comune accordo tra il Papa e il Patriarca”, dice Hilarion. L’Europa? È da ricristianizzare. Tre gli elementi che hanno indebolito le posizioni del cristianesimo nel continente: “La divisione del mondo cristiano in Occidente e Oriente” e le successive “separazioni interne occidentali. Il secondo: la secolarizzazione con la scomparsa degli Stati cristiani”. Infine, “la reazione. Invece di cristianizzare la società secolare, si è scelta la via dell’adattamento ai valori secolari”. Un’Europa “forte è un’Europa non solo ricca economicamente e indipendente politicamente ma che ha anche un legame profondo con la sua tradizione cristiana in campo morale”. Da ultimo, Hilarion sottolinea come la Chiesa ortodossa russa stia vivendo una crescita record. Lo evidenziano i numeri: “Se trent’anni fa si contavano 6mila parrocchie e venti monasteri, oggi si è saliti rispettivamente a 40mila e mille. Si sono aperte mediamente mille chiese l’anno, tre al giorno”.