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Brasile: dom Paloschi confermato presidente Cimi, “preoccupazione per diritti dei poveri e impegno per causa indigena”. Speranza in Sinodo Amazzonia

Dom Roque Paloschi, arcivescovo di Porto Velho, è stato confermato presidente del Consiglio indigenista missionario (Cimi), organismo collegato alla Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, per i prossimi 4 anni, nell’ambito della ventitreesima assemblea dell’organismo, che si è svolta a Luziânia (Goiás). Lúcia Gianesini e Antônio Eduardo C. Oliveira sono stati eletti rispettivamente vicepresidente e segretario esecutivo. “Mi sono messo di nuovo al servizio di Cimi dal punto nella prospettiva della solidarietà e dell’impegno per la causa indigena”, ha affermato dom Paloschi, che ha proseguito: “Dobbiamo avere coraggio in questo momento di angoscia nel paese, il coraggio degli indigeni, compresa la loro spiritualità”. Nel processo di ascolto verso il Sinodo per l’Amazzonia “abbiamo sentito molte grida. Facciamo che la presenza del Cimi nei villaggi sia presenza di speranza, incoraggiamento e comunione”. Nel documento finale si legge tra l’altro: “Il Cimi valuta con grande preoccupazione la realtà brasiliana e denuncia che è in corso un processo di corrosione delle politiche pubbliche, in particolare quelle rivolte ai gruppi più poveri”. Il governo di Bolsonaro  “collabora con le principali società internazionali del grande capitale per organizzare lo smantellamento della Costituzione federale del 1988 e l’annientamento dei diritti conquistati attraverso la lotta, la mobilitazione e l’articolazione sociale”. “Le manifestazioni pubbliche dell’attuale Governo, con il suo discorso di odio, unito alle sue politiche di smantellamento, hanno generato ondate di violenza contro le persone, deforestazione, incendi, invasione di territori”, prosegue il testo. Insieme a questo, il Governo ha promosso lo smantellamento della Funai (la Fondazione nazionale per gli Indios), “lasciandola senza risorse di bilancio per svolgere la sua protezione e ispezione dei territori. Nelle piccole aree o campi dei Guarani, Kaiowá, Kaingang e altre comunità c’è fame a causa della sospensione di tutti i programmi di assistenza”. Il comunicato esprime, tuttavia la convinzione che questo tempo sia un “Kairós”, per la convocazione dell’imminente Sinodo per l’Amazzonia.