
“Siamo felici che questa liberazione sia avvenuta. Imploriamo che tutti i prigionieri e gli ostaggi possano tornare a casa. Faremo di tutto, per quello che è in nostro potere, affinché questo avvenga e la loro sofferenza possa finire. Faremo tutto ciò che possiamo, perché la guerra cessi e tutti siano liberati e le famiglie possano gioire del ritorno dei loro familiari a casa. Ringraziamo il Signore. Speriamo che il processo continui perché tutti noi vogliamo la pace ma una pace giusta”. Risponde così Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina alla domanda di commentare la notizia del recente scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina. “Noi soffriamo con quelli che soffrono e con quelli che sono imprigionati, perseguitati e quindi viviamo con profonda gioia la loro liberazione”, ha aggiunto l’arcivescovo maggiore parlando questa mattina a Roma con i giornalisti, dicendo anche di aver “collaborato a vari livelli affinché questo avvenisse”. Ma il processo di liberazione deve andare avanti. “Sono ancora più di cento le persone che aspettano di essere liberate – sottolinea Shevchuk –. Vogliamo oggi affermare un principio: la vita umana non può essere una merce di scambio o oggetto di un gioco politico. Questo non è umano, non è cristiano. A volte invece vediamo che le vite delle persone e le sofferenze dei prigionieri si usano come oggetto del gioco. Chi è stato ingiustamente imprigionato deve essere liberato”. E incalza: “Se interessi economici, come per esempio la discussione sulle sanzioni contro la Russia, o il gioco politico diventa più importante della vita umana, allora il mondo, la democrazia, l’Europa sono in grave pericolo”.