Un appello “a tutti coloro che vorranno unirsi per costruire una società solidale in cui tutte le vite sono degne di essere vissute”. A lanciarlo è Tonino Cantelmi, presidente dell’Aippc (Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici), introducendo l’incontro di riflessione “Eutanasia e suicidio assistito. Quale dignità della morte e del morire?”, promosso oggi a Roma dal Tavolo famiglia e vita istituito presso la Cei di cui fa parte la stessa associazione, ma sono oltre 70 quelle presenti all’appuntamento. “Vogliamo assumerci – esordisce Cantelmi – una responsabilità nei confronti della crescita del vivere civile e del nostro convivere. Vogliamo parlare alla società, alle persone, alla politica tutta. Questo evento non è contro o a favore di qualcuno. La domanda di fondo è se vogliamo assumere una posizione che consenta alla donna e all’uomo di oggi di esercitare il diritto costituzionale al benessere”. “Quando equipariamo il vivere al morire, di che libertà parliamo? Quando una persona non riceve assistenza e cure, quando è lasciata sola, di quale libertà parliamo?”, l’interrogativo sollevato dallo psichiatra che rileva l’aumento di domanda di morte tra le persone con disagio mentale.