Curato d'Ars

Papa Francesco: lettera ai sacerdoti, “essere uomini che testimoniano la compassione e la misericordia di Gesù”

“È impossibile parlare di gratitudine e incoraggiamento senza contemplare Maria. Lei, donna dal cuore trafitto ci insegna la lode capace di aprire lo sguardo al futuro e restituire speranza al presente. Tutta la sua vita è stata condensata nel suo canto di lode, che anche noi siamo invitati a cantare come promessa di pienezza”. Lo scrive Papa Francesco, nella lettera indirizzata ieri ai sacerdoti, nel 160° anniversario della morte del santo Curato d’Ars. Guardare Maria è tornare “a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti”.
Il Pontefice invita i sacerdoti a mettersi alla scuola di Maria: “Se qualche volta lo sguardo inizia a indurirsi, o sentiamo che la forza seducente dell’apatia o della desolazione vuole mettere radici e impadronirsi del cuore; se il gusto di sentirci parte viva e integra del Popolo di Dio comincia a infastidirci e ci sentiamo spinti verso un atteggiamento elitario … non avere paura di contemplare Maria e intonare il suo canto di lode”. E ancora: “Se qualche volta ci sentiamo tentati di isolarci e rinchiuderci in noi stessi e nei nostri progetti proteggendoci dalle vie sempre polverose della storia, o se lamenti, proteste, critiche o ironia si impadroniscono del nostro agire senza voglia di combattere, di aspettare e di amare… guardiamo a Maria affinché purifichi i nostri occhi da ogni ‘pagliuzza’ che potrebbe impedirci di essere attenti e svegli per contemplare e celebrare Cristo che vive in mezzo al suo popolo”.
Il Santo Padre conclude la lettera ringraziando ancora i sacerdoti per la “dedizione e missione”.
“Lasciamo che sia la gratitudine – l’esortazione – a suscitare la lode e ci incoraggi ancora una volta alla missione di ungere i nostri fratelli nella speranza. Ad essere uomini che testimoniano con la loro vita la compassione e la misericordia che solo Gesù può donarci”. Francesco conclude la lettera chiedendo “di non dimenticare di pregare per me”.