
Un nuovo caso di abusi vede protagonista in Cile un sacerdote. Si tratta del gesuita Renato Poblete Barth, deceduto nel 2010, figura molto conosciuta nel Paese: è stato per oltre vent’anni cappellano dell’istituzione caritativa “Hogar de Cristo”, fondata dal santo gesuita Alberto Hurtado. Ha vinto diversi premi ed è stato autore di numerose pubblicazioni. Gli sono state intitolate vie e gli sono state dedicate statue. La Compagnia di Gesù ha comunicato, attraverso una nota, che si è conclusa l’inchiesta previa, affidata a un avvocato penalista indipendente, Waldo Bown, il quale ha raccolto oltre cento testimonianze attraverso interviste e un’ingente mole di corrispondenze e materiale cartaceo. Tra i testimoni, dopo la denuncia presentata da Marcela Aranda, anche 21 donne, che hanno affermato di essere state oggetto di abusi sessuali da parte del sacerdote, in un tempo che va dal 1960 al 2008. 16, in particolare, le vittime di abusi gravi e portati avanti con violenza; quattro i casi di abuso su minori: due, invece, le relazioni che si sono protratte nel tempo. Non mancano casi di vittime costrette ad abortire. Le 407 pagine dell’inchiesta, secondo la Compagnia di Gesù, parlano di “testimonianze credibili e plausibili” e portano ad affermare che “le condotte di abuso di potere, di coscienza, di reati sessuali e altri delitti commessi da Renato Poblete sono state sostenute in una sorta di doppia vita, protetto dalla sua immagine pubblica di persona buona”. In questo, il sacerdote sarebbe stato sostenuto dalla sua posizione di potere e da una non comune scaltrezza, tanto che il rapporto mette in luce che non ci sarebbe stato un insabbiamento di membri della Compagnia di Gesù. Tuttavia, la nota dei gesuiti cileni e la dichiarazione del provinciale, padre Cristian del Campo, parlano apertamente di “vergogna”, con l’ammissione che in alcuni casi, c’è stata una “responsabilità etica” per una non adeguata vigilanza da parte della Compagnia di Gesù. In ogni caso, conclude la nota, “come Compagnia di Gesù, non solo in questo ma anche in altri casi di abuso, abbiamo sbagliato a non reagire con decisione, diligenza ed efficacia di fronte a notizie, informazioni o segnali preoccupanti”.