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Usa: vescovi preoccupati per voci su azzeramento programma reinsediamento rifugiati, “contrario ai principi che abbiamo come nazione e popolo”

(Foto: AFP/SIR)

(da New York) Un servizio giornalistico pubblicato dal magazine “Politico” ha messo in allarme i vescovi americani. L’articolo segnala che l’amministrazione Trump intende azzerare il programma di reinsediamento negli Stati Uniti dei rifugiati in fuga dalle persecuzioni e dalle guerre. La notizia è stata definita “inquietante e contraria ai principi che abbiamo come nazione e popolo” ha scritto il vescovo Joe S. Vásquez, presidente della Commissione per l’immigrazione della Conferenza episcopale Usa. “Mi oppongo fermamente a qualsiasi ulteriore riduzione del programma di reinsediamento dei rifugiati”, ha dichiarato Vásquez, che considera l’aver offerto rifugio “a coloro che fuggono dalle persecuzioni religiose o di altra natura, una pietra miliare di ciò che ha reso grande questo Paese” e non accetta la decisione di porre fine al programma, proprio nel bel mezzo della più grande crisi umanitaria vissuta dall’inizio di questo secolo. Gli Usa, nel 1980, hanno approvato una legge sui profughi che consente l’ingresso di una media di 95mila rifugiati all’anno. Negli ultimi anni i numeri si attestano su un intervallo che va da 50 a 75mila unità. L’amministrazione Trump ha tagliato gli ingressi riducendoli a 45mila nel primo anno di governo, a 30mila nel 2019 e le previsioni, secondo questi tre funzionari raggiunti dal giornale, sarebbero pari a zero per il nuovo anno 2020.

“Ogni rifugiato reinsediato negli Stati Uniti passa attraverso un ampio processo di controllo che spesso richiede da 18 mesi a due anni per essere completato”, ha osservato il presidente della Commissione precisando che il programma di accoglienza incorpora interviste dal vivo e diversi controlli approfonditi da parte di diverse agenzie e dipartimenti governativi. Inoltre, “molti di questi rifugiati hanno legami familiari negli Usa e rapidamente iniziano a lavorare per ricostruire le loro vite e arricchire le loro comunità”. Vasquez si augura che vengano ripristinati i numeri del precedente programma di reinsediamento, cioè 95mila, per “non lasciare i rifugiati in pericolo” e citando Papa Francesco invita a “lavorare per la ‘globalizzazione della solidarietà’ con i rifugiati, e non ad una globalizzazione dell’indifferenza”. L’ultimo rapporto del Dipartimento di Stato americano ha accertato che nel 2019 i primi 10 Paesi di origine per i rifugiati ammessi sono stati: Congo, Myanmar, Ucraina, Eritrea, Afghanistan, Siria, Iraq, Sudan, Burundi e Colombia. Non risultano i Paesi di frontiera o del Centro America, oggetto di ordini esecutivi particolarmente duri da parte del presidente.

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