Mobilità
“Ci dobbiamo arrovellare se sia stato un attentato, un sabotaggio, un atto vandalico, un gesto banale e infantile o un normale guasto? Siamo in una situazione dove la certezza delle informazioni è il primo ostacolo. Anzi, c’è un incorniciamento delle informazioni che può far rischiare degli abbagli: c’è il processo a Firenze, sempre lì nel 2014 furono trovate delle bottiglie con liquido infiammabile… Siamo in cerca di una spiegazione razionale: questo ci risparmia tante responsabilità”. Lo dice al Sir Maurizio Fiasco, sociologo specializzato in ricerca e formazione in tema di sicurezza pubblica, commentando le ipotesi – anche una possibile pista di un attentato degli anarchici – che sono state fatte sull’incendio, stamattina presto, ad una cabina elettrica all’altezza della stazione di Rovezzano (Firenze) che ha bloccato prima e poi rallentato la circolazione dei Treni dell’Alta velocità. “Ma – prosegue Fiasco – pensiamo quante volte i treni si sono fermati per il furto di rame, quanto spesso sistemi complessi iper-tecnologici hanno un punto di caduta per un banale dannegiamento o per una banale disfunzione. Da un lato, abbiamo il feticismo del sistema iper-razionale e iper-tecnologico, dall’altro, l’esperienza quotidiana che basta un episodio minore e restiamo schiacciati dagli eventi”.
Secondo il sociologo, “quel che sappiamo è che le organizzazioni chiamate a gestire sistemi complessi non riescono ad assicurare tenuta e continuità, sia perché sono sempre più prigioniere dell’ottusità, sia perché sta andando a picco la cultura del servizio. Allora, è stato un attentato o un gesto incivile? Cosa si fa di fronte alla banalità di questi comportamenti, che possono, però, determinare guasti colossali? Paradossalmente, se si tratta di un atto deliberato, cioè un atto strumentale finalizzato a uno scopo, l’inquietudine è minore, perché posso immaginare una procedura con cui cautelarmi dal ripetersi di queste cose in futuro. Se, invece, le cause sono nella banalità del quotidiano, tutto ciò si padroneggia solo se hai una cultura del servizio e dell’approccio attivo delle situazioni e non solo procedurale”. “Un sistema costruito su un’organizzazione ottusa – aggiunge – perché incentrato sulla meccanica delle procedure allontana il peso della critica attraverso espressioni gergali. Un esempio è quando il treno viene bloccato prima di entrare in stazione e invece di dire semplicemente ‘stiamo aspettando il via’, il messaggio è: ‘Stiamo aspettando l’autorizzazione a partire dal gestore dell’infrastruttura’ oppure per un guasto al treno si dice ‘un inconventiente al materiale rotabile'”. Per Fiasco, “si tratta di tutte circostanze che si fronteggiano attivando la cultura del servizio, che significa intelligenza responsabile, lo sforzo verso il risultato, il sentirsi impegnati a supporto delle moltitudini che viaggiano e che richiede una qualità della relazione, oppure si va alla ricerca del dispositivo tecnico, della telecamera, del sensore: e in una rete che si svolge per migliaia di chilometri e ha centinaia di migliaia di punti vulnerabili ci sarà sempre la banalità che provoca l’Italia divisa in due. È inquietante. Perciò, in questa situazione bisogna trovare il capro espiatorio”.