Giovani

Pace: Impagliazzo (Comunità di Sant’Egidio), “dopo aver visto Auschwitz, cerchiamo di costruire qualcosa di umano”

“Davanti ad Auschwitz non possiamo restare uguali a prima. Dobbiamo capire e reagire. Stand up! Reagisci, cioè diventa grande dentro. Reagire vuol dire parlare, entrare in dialogo. Ognuno di noi può trasformare l’angoscia provata ad Auschwitz in qualcosa di diverso: dopo aver visto le conseguenze della disumanizzazione, cerchiamo di costruire qualcosa di umano”. Così Marco Impagliazzo, presidente ella Comunità di Sant’Egidio, si è rivolto all’assemblea conclusiva di “Global Friendship” che ha riunito, dal 19 al 21 luglio, oltre 1000 giovani europei – e nuovi europei – per giornate in cui, spiega la Comunità di Sant’Egidio, l’entusiasmo si è rivelato anche impegno contro la cultura dello scarto e contro ogni razzismo.
L’assemblea, apertasi con le testimonianze dalla Polonia, dagli Stati Uniti, da Cuba, dall’Italia, ha seguito le parole del presidente della Comunità, sottolineando con lunghi applausi l’esortazione ad abbandonare l’indifferenza, a prendere le distanze dal razzismo: “Esiste una sola razza, la razza umana” a difendersi dalle fake news con la cultura: “La cultura non è un lusso, è del popolo, di tutti noi: se non abbiamo cultura arriva il razzismo, la cultura serve per difendere voi stessi, la vostra dignità, le donne”.
L’impegno dei Giovani per la Pace è opporsi alla cultura del nemico, con l’incontro e il dialogo: “La pace muore quando muore il dialogo” ha aggiunto Impagliazzo, invitando i giovani ad essere sempre impegnati per il dialogo e a creare un movimento di preghiera, “perchè pregare è dare un po’ della propria forza a coloro per cui si prega!”.
Le immagini di Global Friendship in tutti i continenti hanno incoraggiato a far crescere ancora di più questo movimento di pace, con un impegno quotidiano, nelle Scuole della Pace. E l’anno prossimo, il nuovo incontro sarà ad Amsterdam.