Iniziativa

Ecumenismo: vescovi umbri, concluso il pellegrinaggio in Bosnia-Erzegovina nel segno della speranza e della solidarietà

Nel segno della fraternità, condivisione e speranza si è concluso il pellegrinaggio ecumenico dei vescovi umbri in Bosnia-Erzegovina (18-22 luglio), guidato dal cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, e dall’arcivescovo Renato Boccardo, presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu). Nei giorni trascorsi tra le città di Spalato, Mostar e Sarajevo, i vescovi umbri hanno incontrato il card. Vinko Puljić, arcivescovo di Sarajevo, il nunzio apostolico Luigi Pezzuto, mons. Enryk Hoser, visitatore apostolico per la parrocchia di Medjugorje, padre Miljenko Šteko, provinciale dei frati minori dell’Erzegovina, mons. Ratko Perić, vescovo di Mostar-Duvno, e mons. Marin Barišić, arcivescovo di Spalato-Makarska.
Il card. Bassetti ha espresso l’augurio che i cattolici sappiano essere, benché in minoranza, “lievito di una società che ha bisogno di riconciliazione e di guardare al futuro con speranza. Tutto ciò specialmente con l’educazione dei giovani, con programmi di formazione e anche di lavoro per fermare l’esodo verso altri Paesi, che i vescovi lamentano e che costituisce certamente un impoverimento della Chiesa e dell’intera società”.
Nella città di Sarajevo l’abbraccio e il dialogo con il card. Puljić. “È stato un artefice di dialogo, di conoscenza reciproca, operatore di pace – ha ricordato mons. Boccardo -. La sua testimonianza non soltanto ha toccato la sensibilità e suscitato ammirazione ed emozione, ma ci fa vedere, anche oggi, la fecondità del Vangelo, ci fa ammirare uomini che sono testimoni viventi della forza vitale del messaggio cristiano. La forza della verità e la fecondità della carità diventano per noi una scuola, un insegnamento che dobbiamo raccogliere”.
“I vescovi che abbiamo incontrato, i sacerdoti, gli altri operatori della pastorale – ha sottolineato il presidente della Ceu – hanno evidenziato l’importanza della solidarietà della Chiesa, della Caritas, delle associazioni e dell’aiuto che hanno ricevuto dalla Chiesa italiana grazie all’8xmille, per realizzare tante opere che non sono solo una ricostruzione materiale, ma umana. Questo è un segno concreto di fraternità e di comunione, quello che noi diamo serve per la vita quotidiana di queste Chiese, che stanno rinascendo”.
Dare speranza alla popolazione è oggi l’intento della Chiesa cattolica di Bosnia, come ha detto il nunzio apostolico: “Il popolo deve guardare al futuro e non rimanere prigioniero del passato. La memoria storica deve conservarsi, ma aprirsi al futuro per dare nuova speranza”.
La Chiesa cattolica a Sarajevo è una minoranza e rappresenta il 15% della popolazione. Per arginare la fuga dei giovani si cerca di dare un futuro alle nuove generazioni, iniziando dall’accoglienza degli studenti, che, alla fine del corso di studi, sono impiegati per un periodo nelle strutture della Chiesa locale, in particolare nel centro giovanile “Giovanni Paolo II”, per poi facilitarne un inserimento lavorativo definitivo.
La Caritas della Bosnia-Erzegovina, nata durante la guerra, opera oggi in tre diocesi nell’ambito della disabilità, dove mancano strutture pubbliche, a favore degli anziani, delle case di riposo, dei giovani. Non secondario è l’impegno della Chiesa bosniaca per aiutare i migranti in transito lungo la rotta balcanica.