Povertà

Ecumenismo: 56 ͣ sessione Sae. Stefani (presidente), “nelle contraddizioni della società Dio vede le profonde e invisibili intenzioni del cuore”

(Foto: Laura Caffagnini)

I diversi significati del termine povertà, a partire dalla ricerca di un concetto elementare di ecumenismo, mutuando una definizione sull’etica di Luisito Bianchi: li ha toccati il presidente del Sae, Piero Stefani, stamattina, nell’introduzione della 56 ͣ sessione di formazione ecumenica del Segretariato attività ecumeniche (Sae), in corso ad Assisi sul tema “Le Chiese di fronte alla ricchezza, alla povertà e ai beni della terra”.
“Che cos’è l’ecumenismo? La Chiesa come vorrebbe essere”, ha affermato Stefani. In questa definizione c’è sia il presente della Chiesa, sia il desiderio di essere quello che ancora la Chiesa non è. Definizione che indica una realtà presente e mancante, una forma di povertà. Consapevoli che la ricerca dell’unità della Chiesa non può essere separata dalla ricerca dell’unità dell’umanità – qui Stefani ha citato il pastore Paolo Ricca dagli atti della sessione 2018 – il Sae ha deciso di dedicare due sessioni al rapporto delle Chiese con ricchezza e povertà. Una decisione “necessaria” e “temeraria”: perché la divisione maggiore tra gli esseri umani è quella tra ricchi e poveri e perché si tratta di un tema divisivo tra le Chiese in ordine alle scelte compiute per farvi fronte. Spesso azioni antitetiche rispetto allo stesso Vangelo ascoltato. Spesso le Chiese hanno parlato dei poveri ma non hanno ascoltato la loro voce, non hanno aperto spazi inclusivi. Nella società grande, ha detto Stefani, citando l’economista Luigino Bruni Stefani, “esperti non-poveri di povertà parlano, anche in buona fede, di una realtà che non hanno visto né tanto meno toccato e abbracciato come fece, invece, san Francesco di Assisi”. Il presidente del Sae ha ricordato che proprio ad Assisi l’anno prossimo si terrà il grande convegno voluto da Papa Francesco su suggerimento di Luigino Bruni “Economy of Francesco”. Stefani ha, poi, ricordato le due mani dell’icona che caratterizza la sessione Sae 2019: la mano del ricco che offre un sacchetto pieno e la mano della povera vedova che offre i suoi due spiccioli, sottolineando da una parte “la responsabilità di chi oggi riceve l’offerta dei poveri” e dall’altra che “nelle contraddizioni della società Dio è in grado di vedere e di giudicare le profonde e invisibili intenzioni del cuore”. “La preghiera del povero fa un fardello di tutte le altre preghiere del mondo” è scritto nello “Zohar”, “libro dello splendore”. Qui, ha concluso Stefani, si mostra in maniera indimenticabile cosa significhi agli orecchi di Dio la “scelta preferenziale a favore del povero”.