Relazioni

Ecumenismo: 56 ͣ sessione Sae. Salazar e Ifeme, il futuro visto dal nord e dal sud del mondo

È stata inaugurata stamattina alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli, ad Assisi, della 56 ͣ sessione di formazione ecumenica del Segretariato attività ecumeniche (Sae), che ha per tema “Le Chiese di fronte alla ricchezza, alla povertà e ai beni della terra”. Dopo la preghiera mattutina e l’introduzione del presidente del Sae, Piero Stefani, le prime due relazioni della giornata hanno riguardato il futuro visto dal sud e dal nord del mondo. Hans Gutierrez Salazar, della Facoltà avventista di teologia, ha parlato della divisione insormontabile tra nord e sud del mondo, che non è solo un divario economico sempre più radicalizzato, ma in cui si intravvedono diversi modi di intendere il mondo. Un modo “europeo”, nato nella modernità, che si stacca, che esclude le altre civiltà considerate primitive e la natura, che ha il mito del progresso a ogni costo. E una società dell’equilibrio, che valorizza le persone, che preferisce la cura dei rapporti all’accelerazione e all’ipertrofia dell’io.
Vincent I. Ifeme, delegato dell’ecumenismo della diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, ha portato una testimonianza di un uomo tra due mondi, l’Italia e la Nigeria, a partire dalle discriminazioni economiche, dalla mancanza di giustizia, da un pervasivo neo colonialismo mascherato, dalla corruzione dei governanti. L’Africa come paradosso di un continente ricco che affonda nella povertà e in cui spesso conflitti tribali e politici vengono spacciati come conflitti religiosi. Anche le Chiese, ha osservato Ifeme, hanno spesso la responsabilità di non essere state dalla parte dei poveri. Ma “l’Africa è anche bella, forte, resiliente, spirituale. La risposta ai suoi numerosi problemi deve venire dalle sue qualità più positive, più belle”.
Nel pomeriggio il tema della povertà come metafora delle divisioni delle chiese con il monaco Guido Dotti e la pastora luterana Eva Guldanova. Al termine i Vespri ortodossi a Rivotorto.