“L’introduzione del reato di revenge porn nella legge cosiddetta Codice rosso ha il merito di colmare un vuoto normativo importante, perché permette di perseguire e punire chi diffonde video e fotografie con contenuti sessualmente espliciti, indipendentemente dalla portata diffamatoria. Il testo, tuttavia, non risolve il problema della diffusione in rete, perché quando interviene il processo penale, a distanza di tempo, il danno è fatto e può essere irreversibile”. Così in una nota l’avvocato Caterina Flick, presidente della Sezione di Roma della Adgi (Associazione donne giuriste Italia). “È necessario quindi – avverte – avere strumenti che permettano la rimozione immediata dal web dei contenuti pubblicati, senza le limitazioni oggi esistenti che, ad esempio, impongono di procedere con rogatoria internazionale quando occorre avere informazioni da provider esteri”.