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Parlamento Ue: confronto interno ai gruppi politici sul voto alla von der Leyen. Sì di Pd, Forza Italia e M5S. Incognita Lega

foto SIR/Marco Calvarese

(Strasburgo) Ore di frenetiche trattative, contatti, promesse, impegni: nel palazzo dell’Europarlamento a Strasburgo i gruppi politici, e le singole delegazioni nazionali, stanno decidendo quale voto esprimere – se favorevole o contrario – alla presidente designata della Commissione, Ursula von der Leyen. Per superare la prova dell’aula quest’oggi, nella votazione segreta delle ore 18, dovrà ottenere almeno 374 voti: sulla carta ci sarebbero, ma occorrerà attendere l’esito delle urne. Scontato il sì del gruppo dei Popolari, la “famiglia politica” dell’esponente tedesca, e di gran parte dei Socialisti e democratici (compresi gli italiani del Pd) e dei liberaldemocratici di Renew Europe. Il gruppo euroscettico “Identità e democrazia” ha dichiarato, mediante l’eurodeputato tedesco Joerg Meuthen, il proprio no alla von der Leyen. Sulla stessa linea era parso, in aula, l’esponente leghista Marco Zanni (la Lega fa parte del gruppo Id). “Il suo discorso non ci ha sorpreso, lo abbiamo sentito parecchie volte, è un discorso pieno di promesse che non potrà mantenere”, ha affermato in emiciclo lo stesso Zanni. “Lei dovrà bilanciare due parti, quello della destra pragmatica, che vuole un’Ue che controlla l’immigrazione in maniera più forte, che supporta l’industria e il lavoro, e quello di una sinistra che ha un approccio ideologico in tema di migranti e talebano sulla questione del clima”. Ma nel pomeriggio circolano voci di un possibile – e piuttosto inspiegabile – sostegno della Lega alla von der Leyen, la quale ha portato a Strasburgo un programma dai forti accenti europeisti.

A favore della candidata a guidare l’esecutivo la delegazione del Movimento 5 Stelle, che a Strasburgo siede tra i banchi dei Non iscritti. La pentastellata Tiziana Beghin ha dichiarato che la candidata presidente ha “fatto suoi i punti del nostro programma, fra cui salario minimo, un patto chiaro sull’immigrazione e il diritto di iniziativa del Parlamento”. Per questo il M5S “la sosterrà, ma monitorerà costantemente il suo mandato e sarà, se necessario, molto duro con lei”. “Per governare l’Europa non basta essere tedeschi, francesi, italiani o spagnoli. Bisogna prendere il meglio di ciascuno di noi e dimostrare al mondo che l’Ue è molto più della somma dei suoi Paesi”. Von der Leyen non potrà invece contare sul voto dei Verdi, della Gue (sinistra unitaria europea) e degli esponenti del Brexit Party di Nigel Farage. Roberto Gualtieri, del Pd, dopo aver sottolineato alcuni aspetti del discorso della candidata, ha affermato: “risulta chiaro che gli interlocutori politici della nuova Commissione sono e saranno le forze pro-europee. Noi non accetteremo mai nessuna ambiguità in tal senso. Mi sembra che risulti chiaro – e questo è un bene per l’Europa – che i sovranisti-nazionalisti sono e saranno irrilevanti”. Sostegno alla presidente designata anche da parte di Antonio Tajani, già presidente dell’Europarlamento, ed esponente di spicco dei popolari europei.