
La Chiesa cattolica messicana non distribuirà, come invece hanno fatto alcune comunità evangeliche, la “Cartilla Moral” (una sorta di “piccolo trattato morale”), opera originale di Alfonso Reyes (1889-1959) nel 1952, fatta ristampare e diffondere, in queste settimane, dal presidente della Repubblica Manuel López Obrador. Lo ha detto, parlando con i giornalisti, il vicepresidente della Conferenza episcopale messicana, mons. Carlos Garfias Merlos, arcivescovo di Morelia. Secondo il presule, la costruzione di una società e il rispetto della Costituzione richiedono “un’educazione morale della cittadinanza” e non bastano le leggi “se non c’è un cambio di coscienza”. Tuttavia la “Cartilla Moral” “non è un documento proprio di una religione, ma la raccolta di una serie di principi che, se messi in pratica, aiutano a vivere in una pace sociale”. La Chiesa non lo promuoverà, per due ragioni: in primo luogo perché la Sacra Scrittura, e in particolare il Nuovo Testamento, “contiene questo e molto di più, poiché la fede non si riduce a una morale, ma all’incontro esperienziale con Cristo vivo”. In secondo luogo, perché “non si può usare la religione per appoggiare un partito politico, anche se è al governo. Usare la religione per un progetto politico, anche se buono, è porre Dio al servizio del ‘Cesare’ regnante”. Anche se mons. Garfias riconosce “la buona intenzione” del presidente e ribadisce l’invito a una virtuosa alleanza e a una collaborazione tra società, Governo e Chiesa.