Fine vita

Vincent Lambert: don Colombo (Univ. Cattolica), “il monito del Papa ci ricorda che una medicina che toglie la vita non ha futuro”

“La discriminazione peggiore che si possa fare è tra chi noi – vivi, sani e benestanti – riteniamo sia ‘degno di vivere’ e chi, invece vogliamo scartare, togliere dal novero dei viventi perché malato, disabile o incapace di comunicare con noi”, così don Roberto Colombo, docente della Facoltà di medicina e chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore, e membro ordinario della Pontificia accademia per la vita commentando il tweet di papa Francesco relativo alla vicenda di Vincent Lambert.
“Le condizioni del tetraplegico francese in stato di coscienza minima, ricoverato al policlinico universitario di Reims (Francia) – spiega don Colombo – stanno peggiorando rapidamente a seguito della sospensione di idratazione e nutrizione sotto sedazione profonda, iniziata dai medici oltre una settimana a scopo eutanasico”.
“Salvo un miracolo, la sua morte è ormai ineludibile: non sarà l’esito infausto della patologia muscolare e neurologica di cui soffre – le sue condizioni cliniche erano stabilizzate da anni – ma quello intenzionale provocato dall’interruzione delle cure fisiologiche essenziali, quali la somministrazione di acqua, elettroliti, vitamine e sostanze metabolicamente essenziali per il suo corpo, così come per il nostro, in qualunque età o condizione fisica ci troviamo”.
“Quella che si sta praticando nella camera dell’unità di cure palliative di Reims non è medicina – prosegue il docente -, non è degna di questo nome. Non è degna di una società civile, pienamente umana, rispettosa di tutti e aperta alla vita di tutti I pazienti non si trattano così, mai. E nessuna autorità civile lo può autorizzare”.
“Francesco invita a pregare ‘per i malati che sono abbandonati e lasciati morire’ – conclude don Roberto Colombo – e in questo momento è tutto quello che possiamo fare e siamo chiamati a fare, come hanno chiesto anche i genitori di Vincent. Ma il severo monito del Papa (‘I medici servano la vita, non la tolgano’), ci ricorda che una medicina che si arroga il diritto inesistente di togliere la vita ad un malato ha perso la sua dignità e il suo scopo: anche se ricca di sapere scientifico e risorse tecnologiche è povera di umanità e di carità. Una medicina così non ha futuro”.