“Nel 2018 in Italia è scoppiato più di un allarme alimentare al giorno per un totale di ben 399 notifiche inviate all’Unione europea durante l’anno”. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf), diffusa in occasione della prima Giornata mondiale Onu della salubrità alimentare, promossa da Fao e Oms a livello mondiale il 7 giugno per ricordare che ogni anno circa una persona su dieci nel mondo (per un totale stimato di 600 milioni) si ammala e 420mila muoiono dopo aver mangiato cibo contaminato da batteri, virus, parassiti e sostanze chimiche.
“Un’emergenza – sottolinea la Coldiretti – che non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo ma che, per effetto della globalizzazione degli scambi e della competizione al ribasso sui prezzi, si estende anche a quelli più ricchi”. I maggiori pericoli in Italia durante lo scorso anno “sono arrivati – precisa la Coldiretti – da ben 44 casi di presenza negli alimenti di aflatossine cancerogene oltre i limiti, che hanno riguardato soprattutto le nocciole dalla Turchia e dall’Azerbaijan e le arachidi dall’Egitto ma anche la contaminazione da salmonella (44), rinvenuta tra l’altro nel pollo dalla Polonia, e da 35 casi di contenuto eccessivo di mercurio principalmente nel pesce dalla Spagna”. Preoccupanti, per Coldiretti, “sono anche le 32 segnalazioni per la presenza di parassiti Anisakis nel pesce e le 29 contaminazioni per il batterio escherichia Coli in carne, cozze e formaggi soprattutto importati dall’estero”.
In Italia “sul totale dei 399 allarmi che si sono verificati nel 2018 – sottolinea la Coldiretti – solo 70 (17%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, 194 provenivano da altri Stati dell’Unioneeuropea (49%) e 135 da Paesi extracomunitari (34%). In altre parole, oltre quattro prodotti su cinque pericolosi per la sicurezza alimentare provengono dall’estero (83%)”.
In questo contesto, “in caso di allarme alimentare le maggiori preoccupazioni sono proprio determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio generando un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi e che spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro”. “L’esperienza di questi anni dimostra l’importanza di una informazione corretta con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine nazionale dei prodotti che va esteso a tutti gli alimenti”, sostiene il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, che ricorda l’importanza della trasparenza dell’informazione ai consumatori evidenziata dalla stessa Fao.