Unione europea

Ue: procedura infrazione Italia. Mons. Crociata (Comece), “un debito alto e crescente è un peso per l’economia italiana e a pagarne il prezzo più alto sono i più deboli”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Una procedura di questo genere scaturisce da una regolamentazione che tutti i Paesi europei si sono dati”. È questa “la prima cosa da capire e da spiegare all’opinione pubblica”. L’altra è che “un debito molto alto e crescente è un peso per l’economia italiana e per tutti gli italiani e le conseguenze immediate e alla lunga possono essere gravi”. Così mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina e vice-presidente della Comece, la Commissione degli episcopati dell’Unione europea, commenta l’apertura per l’Italia della procedura di infrazione per debito eccessivo. Senza voler entrare “nella vicenda specifica”, il vescovo – che questa mattina insieme al comitato permanente della Comece è stata ricevuto da Papa Francesco – tiene a rivolgersi, in questo momento così delicato per la vita del nostro Paese, alla classe politica. “Si chiedono due cose”, dice interpellato dal Sir. “Anzitutto di non approfittare di queste tensioni per fare lotta politica, quasi ancora lotta elettorale. Questo non giova a nessuno e in questo ci vuole anche una serenità nei toni e nelle argomentazioni. E poi si chiede di non farsi prendere da una reazione puramente emotiva, che fa perdere di vista il giudizio adeguato, la valutazione opportuna sui problemi e la capacità di comprenderli e cercare una soluzione. Il nostro interesse non è che vinca una parte politica. Ma che vinca l’Italia, vinca il bene del Paese”. In gioco – osserva il vescovo – “c’è sempre il bene di tutti. Perché quando le cose non funzionano, ci soffriamo tutti. È chiaro che ogni parte ha una visione diversa, però il metodo è cercare l’incontro e il dialogo, all’interno e con l’esterno. Non è con la contrapposizione o lo scontro che si risolvono i problemi. In gioco – conclude Crociata – c’è il benessere della Nazione, il benessere di tutti i cittadini, a cominciare da quelli che sono più deboli perché sono loro quelli che pagano per primi”.