In Italia ci sono tanti casi come quello di Noa Pothoven, la ragazza olandese che si è lasciata morire di fame e di sete, per le sofferenze patite dopo gli abusi di cui è stata vittima: “Ogni giorno – racconta al Sir lo psichiatra e psicoterapueta, Tonino Cantelmi – combatto contro la depressione di pazienti che ritengono insopportabile il loro stare al mondo e, attivando reti, facciamo un grande lavoro”. Nel nostro Paese, però, avverte Cantelmi, “stiamo marciando verso una cultura di morte. Sui tre progetti di legge sull’eutanasia sono stato audito dalla Camera e devo dire che sono aberranti: uno di essi fa riferimento a una condizione di vita insopportabile per la persona, ma qualunque persona depressa considera insopportabile la vita. Trovo che si stia superando una barriera formidabile”. A giudizio dello psichiatra, “dietro tante richieste di morte ci sono, invece, tanta solitudine e tanta voglia di vivere se ci fosse un affetto, una vicinanza. Come società dovremmo spostare l’attenzione sull’accompagnamento nelle situazioni di dolore”. Infatti, “l’anticorpo al cinismo sono relazioni sane, per niente scontate: sane vuol dire relazioni nelle quali le persone possono crescere, migliorare, avere una dimensione affettiva, senza essere manipolate o sfruttate, soprattutto nel periodo della prima infanzia e adolescenziale”. “Noi – conclude Cantelmi – siamo una specie incapace di proteggere i propri piccoli per cui li esponiamo a relazioni conflittuali, alla rabbia degli adulti, all’indifferenza, persino agli abusi e ai maltrattamenti. L’investimento dovrebbe essere sulle relazioni sane in tutte le fasi della vita”.