
In Molise, in regime di commissariamento della sanità da dodici anni, potrebbero arrivare medici militari nelle corsie degli ospedali per evitare la chiusura di alcuni reparti. L’idea è del commissario alla sanità Angelo Giustini: per almeno cinque mesi i medici militari specialisti sarebbero impiegati in quei reparti dove non ci sono più dottori. Di questa notizia non è per niente sorpreso Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane (nato su iniziativa dell’Istituto di sanità pubblica-Sezione di Igiene dell’Università Cattolica del Sacro Cuore). “Da anni e anni – afferma in un’intervista al Sir – denuncio questi problemi. Ma la soluzione prospettata in Molise non è giusta. Infatti, è una soluzione emergenziale che può servire a gestire la situazione per qualche mese, ma certamente non risolve il problema strutturale di un Paese che non ha saputo fare la programmazione dei propri medici, non permettendo a un numero importante di laureati in medicina di specializzarsi. E questo perché la politica non ha messo a disposizione risorse assolutamente accessibili”. Perciò, prosegue, “negli anni passati abbiamo prodotto circa 10mila medici l’anno, dando la possibilità a soli 6/7mila di specializzarsi e, così facendo, abbiamo incentivato l’esodo di questi ragazzi. Di fatto, troviamo i medici italiani all’estero e non nel nostro Paese”. Per Ricciardi, la colpa sta, dunque, “nell’incapacità di programmazione dei due ministeri dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e della Salute: avrebbero dovuto mettersi d’accordo su quante borse di studio finanziare e quanti posti bandire, invece è stata vista sempre come una questione teorica, senza pensare che i medici andavano in pensione e che per formare gli specialisti sono necessari dieci anni. Quanto è stato sbagliato dieci anni fa si paga ora o nel prossimo futuro”.