Il numero delle persone affamate è “in aumento in tutto il mondo”. A denunciare la “situazione drammatica e scandalosa, di fronte alla quale le nostre coscienze non possono rimanere insensibili e indifferenti”, ma devono attuare “misure urgenti, coordinate e precise” di contrasto è stato mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso le organizzazioni e gli organismi delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao, Ifad, Pam) e capo delegazione della Santa Sede, durante la 41ª sessione della Conferenza della Fao, in corso a Roma fino al 29 giugno. Per “rompere il circolo vizioso della fame, della migrazione e della povertà”, la tesi dell’esponente vaticano nel suo intervento in spagnolo, diffuso oggi dalla sala stampa della Santa Sede, “non si può ignorare la centralità dell’agricoltura”, anche come contributo per favorire “il diritto a rimanere nella propria terra”. Il diritto allo sviluppo, tuttavia, ha precisato Arellano, “non è semplicemente uno strumento utile per diminuire la migrazione, ma un diritto irrinunciabile di ogni essere umano” ad “una vita più degna e serena”. Di qui l’attualità dei quattro imperativi proposti dal Papa per affrontare la sfida delle migrazioni – “accogliere, proteggere, promuovere e integrare” – e la necessità di “formulare politiche volte a proteggere gli immigrati impiegati nel settore agroalimentare”. In molti Paesi in via di sviluppo, il grido d’allarme del presule, “molti immigrati sono vittime di contrattazioni illegali e sono costretti ad accettare condizioni di lavoro realmente disumane, che offendono la loro dignità”. L’esempio citato da Arellano è quello del settore della pesca, dove sono sfruttati soprattutto “i giovani migranti provenienti dalle aree più povere del mondo”. Altro fenomeno da prendere in considerazione, in ambito Fao, secondo Arellano è quello delle migrazioni interne ai Paesi, che “costituiscono la maggioranza delle migrazioni a livello numerico”. Quello delle migrazioni dalle zone rurali alle zone urbane, ha concluso l’esponente vaticano, “è un doloroso fenomeno che riguarda specialmente ingenti moltitudini di giovani sempre meno attratte dalle attività agricole”: per questo è di cruciale importanza l’accrescimento della forza lavoro nelle zone rurali.