“Investire nella consapevolezza digitale”: lo chiede l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia), nella Relazione al Parlamento, presentata oggi a Montecitorio. “Il digitale è insieme un’opportunità e uno spazio nel quale occorre sapersi muovere. Richiede l’assunzione di responsabilità, tanto da parte degli adulti che dei ragazzi. I genitori devono essere consapevoli del fatto che i figli non sono loro appendici – osserva la garante, Filomena Albano -. Quindi prima di pubblicare immagini o dettagli della loro vita devono acquisire la loro opinione e ricordare che in rete le immagini restano per sempre. Un’acquisizione della consapevolezza degli adulti passa anche attraverso un investimento culturale e formativo a loro indirizzato”. In realtà, “anche i genitori possono aver bisogno di essere accompagnati. Questo vale ancor di più per i ragazzi: con l’entrata in vigore, nel 2018, del decreto legislativo 101 sulla privacy a partire dai 14 anni possono infatti esprimere da soli il consenso al trattamento online dei propri dati personali”. Perché ciò avvenga senza ledere i diritti dei minorenni l’Autorità garante ha chiesto al governo che “siano predisposti programmi formativi specifici per assicurare una sufficiente e diffusa consapevolezza digitale tra i ragazzi”.
Sono, poi, almeno cinque le priorità per la scuola italiana individuate dall’Agia, che ha chiesto “edifici sicuri, salubri e accessibili; scuole aperte e a misura di studente per contrastare povertà educativa e marginalità”. E ancora, “programmi di promozione della cultura della mediazione, di educazione civica e all’affettività oltre che dell’uso consapevole della rete per contrastare bullismo e cyberbullismo; scuole inclusive per studenti con disabilità e per quelli a rischio di esclusione sociale”.
Nel 2018 il cyberbullismo ha colpito il 22,2% di tutte le vittime di bullismo. L’Autorità garante ha sollecitato la convocazione del tavolo tecnico previsto dalla legge presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Secondo l’Agia, “è fondamentale che si adotti quanto prima il piano di azione integrato di prevenzione e contrasto al cyberbullismo e si realizzi un sistema di raccolta dei dati per monitorare l’evoluzione dei fenomeni”. Serve “un concreto investimento culturale. Navigare in rete è infatti un po’ come navigare in mare: occorre una patente per imparare a riconoscere i pericoli, a sapersi comportare e a capire dove trovare un porto sicuro. Nessuno pensa che sia necessario, eppure, anche per muoversi sul web, occorrerebbe una patente”.