“Sul vasto territorio dell’arcidiocesi, le condizioni culturali, economiche e religiose differiscono notevolmente” e “ogni comunità parrocchiale vi si adatta a modo proprio”. Il documento di lavoro “Il futuro delle nostre parrocchie”, che viene discusso in questi giorni nel congresso pastorale dell’arcidiocesi di Mosca, ospitato a Vilnius, elenca una serie di problemi pastorali e strutturali emersi con più frequenza nelle risposte che le parrocchie e comunità hanno offerto. In termini generali, si rileva ad esempio che “manca la comprensione della situazione reale della Chiesa (problemi, sfide, risorse disponibili e opportunità), non solo a livello di parrocchiani, ma anche di clero”. Si evidenzia che “l’iniziazione cristiana nelle parrocchie è più focalizzata sulla conoscenza dei contenuti della fede piuttosto che sulla formazione del credente adulto e responsabile”. Quanto al clero si registra una “riduzione graduale, ma già significativa, del numero di sacerdoti e suore provenienti dall’estero”, rispetto ai quali si evidenzia la mancanza di formazione specifica e adattamento al servizio in Russia; ma per contro, “c’è sempre meno speranza in un numero consistente di vocazioni locali per il sacerdozio e il monachesimo”.
Si evidenziano poi il “clericalismo e l’infantilismo dei laici”, in termini di responsabilità e consapevolezza, o l’“atteggiamento da consumatore nei confronti della Chiesa”: il rapporto tra il numero di parrocchiani attivi e i partecipanti passivi è stimato di 1 a 9. Emerge anche una “mancanza di unità interna nella diocesi dovuta alla mancanza di comunicazione tra le parrocchie e la consapevolezza di appartenere a una diocesi”. A mancare è anche “il dialogo e la fiducia” tra parroci e laici, che “porta all’alienazione, all’ignoranza e all’incomprensione reciproca e crea seri ostacoli alla cooperazione e alla condivisione di responsabilità”.