Riepilogo

Notizie Sir del giorno: migranti e rifugiati, povertà in Italia, Mattarella su economia, acqua, tratta in Venezuela, funerali Zeffirelli, mons. Corazza a neosindaci

Povertà: Istat, nel 2018 in Italia 1,8 milioni di famiglie in condizioni di povertà assoluta. Dato “stabile”, “si arresta dopo tre anni la crescita”

Nel 2018, si stimano in Italia oltre 1,8 milioni di famiglie in povertà assoluta (con un’incidenza pari al 7%), per un totale di 5 milioni di individui (incidenza pari all’8,4%). Non si rilevano variazioni significative rispetto al 2017 nonostante il quadro di diminuzione della spesa complessiva delle famiglie in termini reali. È quanto emerge dal report su “Le statistiche sulla povertà” per l’anno 2018 diffuso oggi dall’Istat. “L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta – spiega l’Istat – si conferma notevolmente superiore nel Mezzogiorno (9,6% nel Sud e 10,8% nelle Isole) rispetto alle altre ripartizioni (6,1% nel Nord-Ovest e 5,3% nel Nord-est e del Centro). Analogamente agli anni passati, questo fa sì che, sebbene la quota di famiglie che risiede nel Nord sia maggiore di quella del Mezzogiorno (47,7% rispetto a 31,7%), anche nel 2018 il maggior numero di famiglie povere è presente in quest’ultima ripartizione (45,1% contro 39,3% del Nord). Nel Centro si trova il restante 15,6% di famiglie povere”. Anche in termini di individui, il maggior numero di poveri (oltre due milioni e 350mila, di cui due terzi nel Sud e un terzo nelle Isole) risiede nelle Regioni del Mezzogiorno (46,7%), il 37,6% nelle Regioni del Nord, circa 1 milione e 900mila individui (il 22,7% nel Nord-ovest e il 14,8% nel Nord-est). Dal report emerge che la povertà assoluta ha incidenza maggiore tra famiglie numerose e monogenitore, colpisce 1.260.000 minori e oltre un milione e 500mila stranieri. Le famiglie in condizioni di povertà relativa nel 2018 sono stimate pari a poco più di 3 milioni (11,8%), per un totale di individui di quasi 9 milioni (15,0%). (clicca qui)

Consiglio d’Europa: accoglienza migranti, troppi muri, pochi diritti. Richiamo agli Stati membri

(Strasburgo) Trentacinque raccomandazioni sul salvataggio dei migranti in mare, sono arrivate oggi dal Consiglio d’Europa, per “aiutare tutti gli Stati membri” a trovare il giusto equilibrio tra sicurezza e rispetto dei diritti. “L’approccio alla migrazione nel Mar Mediterraneo si è concentrata troppo sull’impedire ai rifugiati e ai migranti di raggiungere le coste europee e troppo poco sugli aspetti umanitari e sui diritti umani. Questo sta avendo conseguenze drammatiche”, ha dichiarato Dunja Mijatović, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, presentando la pubblicazione delle Raccomandazioni. “Un certo numero di Stati ha adottato leggi, politiche e pratiche contrarie agli obblighi giuridici che garantiscono efficaci operazioni di ricerca e soccorso, sbarchi rapidi e sicuri delle persone soccorse”, ha affermato il Commissario: pur riconoscendo il diritto degli Stati di “controllare i propri confini e garantire la sicurezza”, Mijatović ricorda “il dovere di proteggere efficacemente i diritti sanciti dalla giurisprudenza marittima, relativa ai diritti umani e ai rifugiati”. (clicca qui)
E sulla vicenda della Sea-Watch3, bloccata da sei giorni al largo delle coste di Lampedusa con 43 persone a bordo, tra cui 6 donne e 3 minori, Mijatović ha chiesto che alla nave “sia indicato tempestivamente un porto sicuro che possa essere raggiunto rapidamente”. “I migranti salvati in mare non dovrebbero mai essere sbarcati in Libia – ha sottolineato –, perché i fatti dimostrano che non è un Paese sicuro”. (clicca qui)

Economia: Mattarella, “assicurare la solidità dei conti è essenziale per tutela del risparmio e accesso al credito, per sostenere l’economia reale”

“Assicurare la solidità dei conti è essenziale per la tutela del risparmio e l’accesso al credito, per sostenere l’economia reale e lo sviluppo di nuovi progetti per la valorizzazione dei nostri territori, per creare lavoro di qualità e una crescita inclusiva”. Lo ha scritto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, in occasione dell’assemblea annuale dell’organizzazione. “In un contesto di persistenza di rischi e incertezza, anche a livello internazionale, serve una visione chiara del futuro e uno sforzo condiviso per rilanciare la fiducia e gli investimenti”, sottolinea il Capo dello Stato, per il quale “infrastrutture, materiali e immateriali, conoscenza e formazione, come pure le connessioni – indispensabili nell’economia digitale – sono cruciali per sostenere la competitività e consentire anche alle piccole imprese e agli artigiani, pilastro della nostra economia e della nostra tradizione, di sviluppare metodi produttivi innovativi e accedere a nuovi mercati”. (clicca qui)

Acqua: Unicef-Oms, nel mondo 1 persona su 3 non ha accesso a quella potabile

1 persona su 3 nel mondo non ha accesso ad acqua sicura da bere. Circa 2,2 miliardi di persone nel mondo non hanno servizi di acqua potabile gestiti in sicurezza, 4,2 miliardi non hanno bagni gestiti in sicurezza e 3 miliardi non hanno servizi di base per lavarsi le mani. È quanto emerge dal nuovo rapporto sulle disuguaglianze d’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari reso noto oggi da Unicef e Oms (Organizzazione mondiale della sanità). Il rapporto rivela che 1,8 miliardi di persone hanno ottenuto accesso a servizi di base per l’acqua potabile dal 2000, ma esistono forti disuguaglianze nell’accessibilità, disponibilità e qualità dei servizi. Si stima che 1 persona su 10 – 785 milioni – non abbia ancora servizi di base per l’acqua, fra cui 144 milioni di persone che bevono acqua non trattata di superficie. Il rapporto sottolinea inoltre che 2,1 miliardi di persone hanno ottenuto accesso a servizi igienici di base dal 2000, ma in diverse parti del mondo i rifiuti prodotti non sono gestiti in sicurezza; rivela inoltre che 2 miliardi di persone non hanno ancora servizi sanitari di base, di cui 7 su 10 vivono in aree rurali e un terzo nei Paesi meno sviluppati. (clicca qui)

Venezuela: i vescovi a fianco delle famiglie vittime di tratta. “Fare chiarezza su imbarcazione sparita con 28 persone”

“Lottiamo contro la compravendita di bambini, donne e uomini come schiavi per essere destinati all’accattonaggio, alla prostituzione o al lavoro forzato”: è l’impegno ribadito dalla Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale venezuelana, che ha incontrato i familiari delle 28 persone sparite a Güiria, nello Stato di Sucre, mentre navigavano con una imbarcazione verso l’isola di Trinidad e Tobago. La Commissione ha accertato, insieme alle famiglie, “che la maggioranza delle persone sparite in questa occasione erano donne contattate da persone che hanno offerto loro lavoro e migliori condizioni di vita nell’isola”. Nel mese di maggio è sparita in mare un’altra imbarcazione. Mons. Roberto Lückert, arcivescovo emerito di Coro e presidente della Commissione Giustizia e pace, e don Saul Ron Braasch, vicario generale della stessa Commissione, notano “con preoccupazione l’aumento di questo tipo di fatti non solo nella zona orientale del Paese ma anche nelle zone frontaliere di Falcon, Brasile e Colombia, dove operano gruppi di delinquenti che mettono in pericolo la vita e l’integrità fisica e la dignità delle donne, specialmente giovani e minorenni”, lasciando nella disperazione i familiari. La Commissione Giustizia e pace chiede perciò alle autorità di “investigare, perseguire, processare e condannare i responsabili dei crimini di tratta delle persone, garantire alle famiglie delle vittime l’accesso diretto e senza nessun ostacolo ai corpi di sicurezza dello Stato e agli organi giudiziari, per esporre i propri casi e ricevere giustizia senza alcun ritardo”. La Commissione e la Caritas continueranno a seguire ed accompagnare i familiari per fare chiarezza sull’accaduto. (clicca qui)

Funerali Zeffirelli: card. Betori, le sue parole mostravano “il contrario di una fede debole”

“La morte è cosa seria e chi ha fatto esperienza profonda e ricca della vita non può non sentire il peso delle cose che finiscono”. Lo ha detto, oggi, il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nell’omelia delle esequie di Franco Zeffirelli, nella cattedrale di Santa Maria del Fiore. “L’uomo vive fatalmente la morte come una lacerazione, una ingiustizia che si abbatte sulla sua aspirazione profonda a conservare intatto il bene della vita – ha osservato il porporato -. Ne era ben consapevole il maestro Zeffirelli, quando in una recente intervista confessava: ‘Ho paura di morire. Sono credente e prego molto, ma quando in giardino mi guardo intorno, dico ai miei figli: pensate, prima o poi non potrò più godere di questa meraviglia, non vedrò più questa bellezza’. Non sono parole di una fede debole, al contrario. Esse riflettono sentimenti che i vangeli riconoscono nel cuore stesso di Gesù, che, nell’approssimarsi alla morte, giunge a chiedere al Padre che gli sia risparmiato il calice amaro della sofferenza, e che teme il distacco dai suoi discepoli”. Secondo l’arcivescovo di Firenze, “di fronte a questo strappo, in particolare quando ci priva di persone che ci sono care, c’è solo dolore e una profonda inquietudine per un senso che sembra mancare. Quello che chiediamo alla fede in questo momento è il dono di un significato, di una luce che ci permetta di attraversare questo buio sfuggendo all’angoscia e al tormento”. (clicca qui)

Diocesi: mons. Corazza (Forlì-Bertinoro) ai neosindaci, “finito il tempo della propaganda, necessario rasserenare il clima sociale e ricucire le relazioni”

“Finito il tempo della propaganda, è giunto il momento di rasserenare il clima sociale e ricucire le relazioni. Il dialogo è il primo cambiamento da fare e la prima riforma da attuare dopo le elezioni”. È il monito lanciato dal vescovo di Forlì-Bertinoro, mons. Livio Corazza, nella lettera ai nuovi sindaci e consiglieri comunali eletti nelle ultime amministrative nei Comuni della diocesi. Nel testo, pubblicato sul numero del settimanale diocesano “Il momento” in uscita in questi giorni, il vescovo richiama “tre raccomandazioni, che avevo indicato nel mio primo messaggio in occasione della festa di San Mercuriale”. “La prima – scrive – riguarda i poveri, non solo coloro che mancano del necessario per arrivare alla fine del mese, ma anche coloro che sono soli, come tanti anziani, come i giovani che non hanno lavoro e non studiano, come le famiglie ferite, come i nuovi arrivati, da agevolare nell’integrazione”. La seconda riguarda i giovani: “Essi – spiega – hanno diritto di veder sostenuti i loro progetti per il futuro: di studiare, farsi una famiglia, avere un lavoro, poter vivere in un mondo non inquinato e, soprattutto, di poter respirare un clima di pace, fraternità e giustizia”. Infine, “un’ultima raccomandazione sul linguaggio”. “Credo sia necessario – l’esortazione del vescovo – recuperare un modo rispettoso di comunicare, soprattutto quando la comunicazione riguarda la manifestazione delle opinioni diverse”. (clicca qui)