
“La morte è cosa seria e chi ha fatto esperienza profonda e ricca della vita non può non sentire il peso delle cose che finiscono”. Lo ha detto, oggi, il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nell’omelia delle esequie di Franco Zeffirelli, nella cattedrale di Santa Maria del Fiore. “L’uomo vive fatalmente la morte come una lacerazione, una ingiustizia che si abbatte sulla sua aspirazione profonda a conservare intatto il bene della vita – ha osservato il porporato -. Ne era ben consapevole il maestro Zeffirelli, quando in una recente intervista confessava: ‘Ho paura di morire. Sono credente e prego molto, ma quando in giardino mi guardo intorno, dico ai miei figli: pensate, prima o poi non potrò più godere di questa meraviglia, non vedrò più questa bellezza’. Non sono parole di una fede debole, al contrario. Esse riflettono sentimenti che i vangeli riconoscono nel cuore stesso di Gesù, che, nell’approssimarsi alla morte, giunge a chiedere al Padre che gli sia risparmiato il calice amaro della sofferenza, e che teme il distacco dai suoi discepoli”.
Secondo l’arcivescovo di Firenze, “di fronte a questo strappo, in particolare quando ci priva di persone che ci sono care, c’è solo dolore e una profonda inquietudine per un senso che sembra mancare. Quello che chiediamo alla fede in questo momento è il dono di un significato, di una luce che ci permetta di attraversare questo buio sfuggendo all’angoscia e al tormento”. E “la risposta che Gesù ci offre”, poco prima della sua passione, è “anzitutto una prospettiva di condivisione: anch’egli si appresta a entrare nel mistero della morte e quella che è la sorte di ogni uomo diventerà anche il suo destino, per di più nell’atroce supplizio della croce. Ma, accanto a questo suo rassicurante farsi nostro compagno fino al fondo della vita, egli annuncia anche che oltre la morte si apre per lui e per tutti noi un’altra condivisione, quella della casa sua e del Padre suo, in cui egli va a preparare un posto per ciascuno di noi”. È “l’annuncio della risurrezione, che nelle parole di Gesù prende le forme di un’esperienza familiare, quella di una casa da condividere per l’eternità”.